E’ una delle prime commedie di William Shakespeare, forse la più contorta e discussa. La bisbetica domata è in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 18 febbraio con la regia di Andrea Chiodi. Una commedia divertente suo malgrado perché caratterizzata da rabbia, violenza, bugie, da un amore basato solo sull’interesse e dalla finzoneche si palesa quasi subito.
La modernità di Shakespeare è evidente in questo adattamento di Angela Dematté, che ha curato anche la traduzione e che insieme al regista ha deciso di far interpretare la bisbetica Caterina a un uomo, proprio come avveniva nel teatro elisabettiano. Una bisbetica ribelle che nessuno vuole sposare proprio per il suo carattere impossibile, ma che piano piano verrà addomesticata – domata appunto – piegandosi ai voleri di Petruccio, l’uomo che l’ha portata all’altare solo per interesse. Forse, però, il cuore di Caterina non è l’unico che ha bisogno di essere domato…
Dopo il grande successo di Geppetto e Geppetto, si ricompone la coppia artistica formata da Angelo Di Genio e Tindaro Granata che qui troviamo rispettivamente nei ruoli di Petruccio e Caterina. Completano il cast Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira, Max Zampetti, Walter Rizzuto e Ugo Fiore.
A tu per tu con Tindaro Granata e Angelo Di Genio
“Quanto è malato, contorto e – oserei dire – perverso il rapporto tra Caterina e Petruccio?”
Tindaro Granata: “Se noi lo analizziamo nel contesto in cui vivono loro, ci troviamo senz’altro di fronte a un rapporto perverso. Uno cerca di addomesticare l’altra con la forza, l’uso della parola e la violenza. L’altra è invece una tigre selvatica impossibile da addomesticare. Se invece osserviamo Petruccio e Caterina dal loro punto di vista, scopriamo due spiriti liberi. Due anime selvatiche che si incontrano, si riconoscono e attraverso lo scontro riescono a costruire tacitamente la nuova famiglia dell’epoca, cioè un’impresa: Petruccio sa che lei ha la dote e Caterina è consapevole che a causa del suo carattere nessuno la sposerebbe. Insieme formano una nuova strana famiglia. Questo è un concetto molto contemporaneo. Per ribadire la propria libertà e unicità, Caterina e Petruccio hanno bisogno di vivere il loro rapporto in maniera così contorta, perversa e complicata, ma unica”.
“Quanto somiglia a quella di oggi la società che viene presentata nello spettacolo?”
Angelo Di Genio: “La somiglianza maggiore sta nel tentativo da parte dei personaggi collaterali di giudicare la personalità libera e animalesca di Caterina e di volerla acquietare. Tentano addirittura di allontanarla. Non si riesce a trovarle un marito, ha un carattere talmente libero che bisogna portarlo a essere uguale agli altri prima che possa sposarsi. Questo è un aspetto molto presente anche nella società di oggi: una personalità troppo appariscente e libera, viene additata come inadatta e sbagliata. L’originalità viene sempre vista come qualcosa di folle o ingombrante da ricondurre nei binari della normalità. E’ un aspetto che in questa commedia emerge molto sia in Bianca, la sorella di Caterina, che nei loro genitori. C’è molto maschilismo nei confronti della condizione femminile, perché lo spettacolo porta una personalità libera come quella di Caterina a dover ridurre la propria libertà per adattarsi a quello che gli altri vorrebbero da lei. Anche questo è un altro aspetto molto comune alla nostra società”.
Interviene Tindaro Granata: “A prescindere dal genere maschile o femminile, questo è un testo sulla guerra dei ruoli e sul tentativo di affermare la propria identità sull’altro. E’ un aspetto molto interessante, perché viene messo in evidenza il bisogno di esercitare il proprio potere sull’altro per affermare se stessi e la propria posizione sociale”.
“Quant’è importante il potere del linguaggio in questa commedia?”
“Tantissimo. Petruccio fa su Caterina un lavoro di manipolazione della parola e questa è una caratteristica comune anche agli altri personaggi”.
Prende la parola Angelo Di Genio: “Proprio come il silenzio, la parola in Shakespeare è sempre molto importante. In questo caso Shakespeare dona a Petruccio una capacità dialettica e di utilizzare la parola per manipolare i rapporti con Caterina o con il padre di lei. Ci troviamo quindi di fronte a scontri verbali di altissimo livello, forse il più alto toccato da Shakespeare nel confronto dialettico tra Petruccio e Caterina, che si tengono testa su un conflitto verbale molto elevato. Allo stesso modo, sul fronte opposto, si danno reciprocamente del filo da torcere in una lotta animalesca e selvaggia molto accentuata”.
“C’è più violenza fisica o psicologica in questo testo? Oppure sono una figlia dell’altra?”
Angelo Di Genio: “La violenza animalesca è figlia di quella della parola. Nel nostro spettacolo, almeno all’inizio, Caterina usa un linguaggio sanguigno e profondamente libero dal punto di vista fisico. Petruccio ha invece la capacità di manipolare la parola e di renderla violenta. Per addomesticare Caterina, Petruccio non fa altro che utilizzare la proria forza, ma si trova di fronte a una donna in grado di tenergli testa in tutto e per tutto. Per riuscire ad arrivare allo stesso livello, Petruccio deve abbassarsi anche lui al linguaggio animalesco. Questo scontro, però, diventa un incontro, cosa che spesso accade quando ci spostiamo dalla nostra posizione e cerchiamo un contatto e un conflitto con l’altro: lo scontro c’è, ma è figlio di un dialogo. Di conseguenza è positivo, perché è come se ci spingesse a incontrarci. Quando si hanno delle personalità molto libere è giusto che ognuno viva come crede, ma nel momento in cui parliamo con l’altro cercando di comprenderne il linguaggio anche scontrandoci, nasce una forma di dialogo e di compromesso che poi può sfociare facilmente in una complicità”.
Conclude Tindaro Granata: “Essendo Shakespeare il padre di tutti i drammaturghi, penso che i suoi lavori siano pieni di misteri che noi dobbiamo accettare. E’ la vita stessa a essere misteriosa. Finché Caterina non viene addomesticata, il suo linguaggio ha una funzione che piano piano scompare, fino all’ultima scena in cui torna addomesticata. Il suo modo di esprimersi è cambiato. Dicono che Shakespeare decida di far fare a Caterina questo cambiamento dietro le quinte. Noi però non possiamo spiegare questa mutazione: è il pubblico l’unico detentore di questo segreto”.
(domande e riprese dell’intervista realizzate da Andrea Simone)