“2”: LE SERVE CATTIVE E MALIGNE DI JEAN GENET

E’ stato definito un classico del teatro moderno. Scritto da Jean Genet nel 1946, Le serve è stato fonte d’ispirazione per 2, il nuovo spettacolo diretto da Susanna Baccari e Claudio Orlandini, in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 13 ottobre.

L’intervista a Simone Bochicchio, Rosanna Comparone, Martina Lovece,
Susanna Russo, Paola Tognella e Marco Vitiello

Le protagoniste sono due sorelle, al servizio di una ricca signora, che ogni giorno si divertono a recitare a turno il ruolo della padrona e della serva. Si tratta quindi di un gioco perverso fatto di coppie, contraddizioni e sdoppiamenti di personalità.

Nato come elaborato finale dei neodiplomati dell’anno 2018-2019 usciti dalla Grock Scuola di Teatro, lo spettacolo, in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 13 ottobre, vede protagonisti Simone Bochicchio, Rossana Comparone, Martina Lovece, Susanna Russo, Paola Tognella e Marco Vitiello.

Quattro domande alla regista Susanna Baccari

La parola a Susanna Baccari

“Siamo costantemente in equilibrio tra realtà e finzione?”

“Assolutamente sì. Il fascino del testo risiede sicuramente nella condizione claustrofobica nella quale Genet mette le due serve. Noi abbiamo triplicato questo stato di claustrofobia ripetendo le coppie. Gli attori possono così entrare nel profondo dei personaggi scambiandosi i ruoli. Sono sei attori che interpretano tre personaggi e le coppie si scambiano.”

“Perché siamo di fronte a un gioco malato?”

Perché finisce in una tragedia. I ragazzi sono molto giovani, quindi nell’affrontare un testo così importante e complesso dal punto di vista psicanalitico, noi abbiamo voluto dare un imprinting di leggerezza. Abbiamo lavorato sui loro talenti e valorizzato la possibilità di introspezione. Il testo parla in profondità di morbosità, erotismo, attaccamento, di totale dipendenza, frustrazione e autolesionismo: tutti temi piuttosto importanti. Non dico che non li abbiamo affrontati, ma abbiamo tenuto conto anche della giovane età degli attori. E’ quindi un testo che parla all’uomo.”

“Quella messa in atto dalle due serve è anche una presa in giro feroce o una sorta di vendetta verso la padrona presso cui lavorano?”

“Sì. Direi che sotto si muovono la politica e il pensiero di Genet, quindi il testo è stato scritto sicuramente per rompere gli schemi. Lui dice proprio di averlo scritto per dei giovani ragazzi. Quindi c’è una falsificazione, non c’è niente di naturalistico, si lavora su un’esagerazione. Si continua a girare intorno allo stesso tipo di malattia, di inquietudine e di dolore. L’aspetto affascinante nella nostra messinscena è chiedersi che cos’è reale e che cosa non lo è per lo spettatore rispetto a quello che sente e a quello che vede.”

“Quanto è rimasto del testo originale di Jean Genet?”

Tanto. Abbiamo solo ridotto leggermente alcune scene. E’ molto cambiato rispetto alla messinscena. Una cosa molto diversa è la coralità, che in Genet non c’è. Abbiamo dato quindi una nostra visione e una nostra possibilità. E’ un progetto fatto insieme ai ragazzi. Ci siamo avvicinati a quest’opera partendo da un amalgama di quella che può essere una zona fisica dell’attore con la fisicità della parola.”

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Alessandra Paoli per il supporto professionale