
“A fine stagione il Teatro Eliseo chiuderà. Finiremo gli spettacoli, verranno saldate tutte le compagnie e poi chiuderemo”. Lo ha detto il direttore artistico Luca Barbareschi in una conferenza stampa convocata con urgenza nel teatro di via Nazionale a Roma, dopo avere dato l’annuncio in una nota il 14 marzo. “Non posso andare avanti senza i soldi che ci sono dovuti”ha specificato l’attore e regista. “Ho già preparato le prossime stagioni fino al 2018 compreso, ho tutto prenotato per l’anno del centenario ma non posso continuare così”.
Una speranza disattesa
La Finanziaria aveva stabilito un contributo da 4 milioni di euro. L’obiettivo era garantire la sopravvivenza del teatro, ma l’emendamento approvato alla Camera è stato stralciato al Senato e il fondo destinato ad altre strutture del teatro italiano. Perché in Italia, quando si tratta di risparmiare e fare tagli, la cultura è la prima a pagare il prezzo dopo la sanità e la scuola. Nelle scorse settimane Barbareschi si era appellato al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che aveva dato una risposta piuttosto sibillina: “So del coraggio che Barbareschi ha messo nel rilancio dell’Eliseo e apprezzo anche la qualità della programmazione. Conosco anche le difficoltà economiche del teatro, ma non sono dotato di bacchetta magica”. Peccato che salvaguardare le istituzioni dello spettacolo dovrebbe essere il suo lavoro, ma tant’è.
Storia di un teatro
Roma dice quindi addio a uno dei suoi teatri. Forse non il più vecchio, forse non il più storico, ma sicuramente uno dei più grandi e più conosciuti in Italia. Costruito nel 1900 dall’architetto Luigi Piccinato, prese il nome di Arena Nazionale e assunse la denominazione attuale nel 1918. Nella seconda metà degli anni Trenta, Anna Magnani fu la star incontrastata del teatro. In quel periodo si avvicendarono sul suo palcoscenico i più grandi nomi della drammaturgia italiana: Paolo Stoppa, Rina Morelli, Andreina Pagnani e la compagnia di Eduardo De Filippo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Roma era divisa in due dalla Linea Gotica, quelle tavole videro formarsi un giovane regista che avrebbe fatto storia: Luchino Visconti. Pièce teatrali memorabili e diversissime fra loro sono passate per il Teatro Eliseo: da Un tram che si chiama desiderio di Tennnessee Williams a Parenti terribili di Jean Cocteau; da Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller alle Tre Sorelle di Anton Cechov, fino ad arrivare all’Arialda di Giovanni Testori, lo spettacolo che portò la compagnia di Luchino Visconti allo scioglimento dopo che la magistratuta ne aveva ordinato il seguestro per oscenità il 23 febbraio 1961.
Nell’ottobre del 1977 iniziarono i lavori di restauro che portarono alla ristrutturazione e alla messa in opera della seconda sala, quella del Piccolo Eliseo.
A capo del Teatro di via Nazionale come direttori artistici ci sono stati gli attori e i registi più importanti del panorama artistico italiano. Nomi del calibro di Rossella Falk, Umberto Orsini, Gabriele Lavia e Maurizio Scaparro. Fino alla nomina di Luca Barbareschi nel settembre 2015, dopo la sospensione dell’attività per lavori di manutenzione straordinaria. Infine l’annuncio di oggi, nell’aria già da diverso tempo ma che tutti hanno sperato fino all’ultimo di non sentire.
Andrea Simone