Gigio Alberti, “Zitti tutti!”

Debutta al Teatro Out Off, vent’anni dopo la prima messa in scena, un nuovo allestimento di Zitti tutti! di Raffaello Baldini, in cartellone fino al 27 febbraio. Protagonista un ironico, tragico, matto, comico e nevrotico Gigio Alberti, per la regia di Lorenzo Loris. Zitti tutti! è lo sfogo di un uomo che si ribella. Un uomo. Uno qualunque, che passa in rassegna la propria vita e reagisce contro tutto e tutti: il paese, la sua infanzia, le mode, la musica, la morte, l’esser ricco e l’esser povero, l’esser bianco e l’esser nero, i figli, la morte, i sogni, i viaggi, i libri, il sapere e il tempo che passa.

A tu per tu con Gigio Alberti

Che cosa significa per te riportare quest’allestimento in scena dopo vent’anni?

E’ il coronamento di un amore perché mi sono innamorato di questo testo molto prima di vent’anni fa, quarant’anni fa. Vent’anni fa l’ho fatto per la prima volta e secondo me non ero riuscito a rendergli l’onore che merita. Non che fosse venuto malissimo, però sentivo che c’era qualcosa che non andava. Questa volta invece sento che ci sono arrivato più vicino. Sono più soddisfatto perché è un testo di una bellezza straordinaria, quindi merita di essere fatto bene.

Che cosa scopre il tuo personaggio quando passa in rassegna la propria vita?

Scopre tutte le magagne che scopre ognuno quando si trova all’improvviso a fare un po’ i conti di quello che vede quando si accorge che gli altri non hanno l’immagine di lui che dovrebbero avere. Non ci si riconosce quindi nel giudizio degli altri. Ci sono tante cose che non vanno in famiglia, nella società e nella scuola. Ci rendiamo conto che le nostre idee sono diverse da quelle degli altri. Questo personaggio dice anche delle cose politicamente molto scorrette, però ragiona. Il suo cervello si muove continuamente in maniera molto profonda e allo stesso tempo molto divertente, perché è questo quello che riescono a fare i grandi poeti e Raffaello Baldini è un grande poeta: è capace di rendere semplici e immediate delle cose che sono invece riflessioni profonde.

Quali sono le nevrosi da cui è tormentato?

(ride) Lui parla per un’ora e un quarto senza smettere, quindi in un certo senso è logorroico. Si rende però conto – come tutti quando hanno qualche cosa che gli rode dentro e hanno bisogno di esternare e di dire qualcosa che non gli va – che trovare qualcuno a cui dirlo non è semplice, perché bisogna trovare prima la persona adatta e poi il momento adatto. Quand’anche ci fossero queste due cose, magari quella persona si tiene questo malessere per dieci minuti, un quarto d’ora, e poi penserà alle sue cose, quindi non gli rimane.

Quando si hanno delle cose importanti da dire, le diciamo a noi stessi, rendendoci conto alla fine che anche tutto questo sproloquiare e tutto questo buttar fuori non è quello che ci serve, come in tutta la società in generale. Questa frenesia di fare, di raggiungere e di arrivare è una cosa che alla fine non produce niente.

Quanto c’è di grottesco e quanto di comico in questo spettacolo?

Non lo so, è una differenziazione che faccio fatica a fare. Grottesco direi di no, perché è vero che è un personaggio strano come tutti i personaggi di Baldini, perché hanno sempre qualche cosa di storto rispetto alla realtà, Questa piccola stortura gli permette di guardare le cose con un occhio che gliele fa vedere in una maniera diversa. E’ comico, ma non nel senso che dice le battute. Il suo modo di pensare però ci sorprende e quindi esce la risata.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto di Stefano Sgarella
  • Si ringrazia Ippolita Aprile per la collaborazione
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