CENT’ANNI FA NASCEVA L’ALBERTONE NAZIONALE

Un secolo fa nasceva Alberto Sordi. Considerato a buon diritto uno dei più grandi attori italiani del Novecento, assieme a Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi, Sordi ha incarnato anche l’emblema della “romanità”, come Anna Magnani e Aldo Fabrizi.

Gli esordi al doppiaggio e alla radio

Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920 e in oltre 60 anni di carriera ha partecipato a ben 200 film. Gli esordi avvengono a Cinecittà come comparsa, ma muove i primi passi nel mondo dello spettacolo doppiando Oliver Hardy, presentandosi all’audizione con lo pseudonimo di Albert Odisor. Tutto pensava fuorché di vincere quel provino, avendo poca esperienza nel campo del doppiaggio. Fu la MGM a sceglierlo, apprezzando particolarmente il timbro di voce caldo e profondo. A Mauro Zambuto venne invece affidato il personaggio di Stanlio. Sordi ha doppiato Hardy per 19 anni in ben 41 film e ha prestato la voce anche ad altri attori, tra cui Anthony Quinn, Robert Mitchum e addirittura Marcello Mastroianni in Domenica d’agosto del 1950.

Fu molto attivo anche in radio, che negli anni Quaranta e Cinquanta era per gli attori un grande veicolo di notorietà, soprattutto se teniamo presente che la voce di Alberto Sordi era estremamente riconoscibile: fu Corrado il suo mentore e tra il 1947 e il 1951, Sordi partecipò a programmi come Oplà, Vi parla Alberto Sordi e Rosso e Nero.

I primi successi al cinema

Iniziò a lavorare nel 1937 come comparsa, ma i primi grandi registi a credere in lui furono Steno e Mario Monicelli, che lo scelsero per Totò e i Re di Roma nel 1951, e Federico Fellini che lo diresse nel film Lo sceicco bianco. Nel 1952, a 32 anni, Sordi fu richiamato da Fellini per il ruolo da co-protagonista ne I vitelloni. Erano gli anni della commedia all’italiana e “Albertone” (com’era soprannominato amichevolmente dai nostri connazionali) aveva il physique du role adatto per interpretare l’italiano medio truffatore che si arrabatta, la simpatica canaglia che riesce sempre a farla franca. Incarnava perfettamente vizi, manie, ossessioni, modi di fare e caratteristiche di tutto quello che gli italiani erano, avrebbero voluto essere o non essere. Collaborò spesso anche al soggetto e alla sceneggiatura dei film in cui recitò. Negli anni Cinquanta fu protagonista di film importanti come Un americano a Roma e Mio figlio Nerone di Steno, Il segno di Venere di Dino Risi, Piccola posta e Addio alle Armi di Charles Vidor.

I personaggi

Furono moltissimi i personaggi che Alberto Sordi interpretò nella sua lunghissima carriera: il maestro elementare talent scout di un bambino prodigio in Bravissimo di Luigi Filippo d’Amico; il gondoliere di Venezia, la luna e tu di Dino Risi, che lo vedeva protagonista con Nino Manfredi; il marito squattrinato e maltrattato dalla moglie in Il vedovo (diretto sempre da Dino Risi), in cui la sua controparte femminile era Franca Valeri; il soldato indolente e imboscato morto da eroe de La grande guerra del 1959 e il nobile romano de Il Marchese del Grillo del 1981. In entrambi questi due film venne diretto da uno dei registi che aveva più stima di lui: Mario Monicelli. Lo ricordiamo anche medico nel film Il professor dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue.

Alberto Sordi a teatro

Le eccellenti doti interpretative di Sordi non vennero fuori solo al cinema. Fu anche un attore teatrale apprezzato. Lavorò nella compagnia di Aldo Fabrizi, fu diretto da Pietro Garinei e Sandro Giovannini in Soffia so’… alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e in Gran Baraonda dove recitò insieme a Wanda Osiris. Oreste Biancoli e Adolfo Celi lo diressero in E lui dice…

L’attore drammatico

La consacrazione di Alberto Sordi come attore avvenne abbastanza tardi, poco prima di compiere 40 anni, quando fu protagonista de La grande guerra. Sordi però non era solo bravo a far ridere e sorridere gli italiani nei difficili anni del dopoguerra e in quelli del boom economico: si distinse anche in ruoli drammatici, come quello del sottotenente Innocenzi di Tutti a Casa di Luigi Comenicini nel 1960. Fu poi il vigile inflessibile che deve sottostare al potente di turno ne Il vigile di Luigi Zampa e l’imprenditore sommerso di debiti pronto a vendere un occhio per risollevarsi e soddisfare i capricci di una moglie troppo esigente nel film Il boom di Vittorio De Sica.

Gli anni Settanta

Per vent’anni Alberto Sordi non sbagliò un colpo. Continuò a lavorare senza sosta in numerosi film della commedia all’italiana. Lo ricordiamo in Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy nel 1971, dove ha il ruolo di un geometra imprigionato senza motivo durante una vacanza. Un’interpretazione che gli valse l’Orso d’argento al Festival di Berlino nel 1972.

Interpretò il poveraccio che assieme alla moglie (Silvana Mangano) organizzava interminabili partite a carte nell’enorme villa di una stravagante signora (Bette Davis) nel film Lo scopone scientifico di Luigi Comencini nel 1972. Il 1977 lo vide impegnato sul grande schermo in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, dove ancora una volta mise in luce le sue qualità di attore anche drammatico. A detta di molti critici, il personaggio di Giovanni Vivaldi fu una delle sue migliori interpretazioni.

I premi vinti da Alberto Sordi furono numerosi: si contano al suo attivo ben sette David di Donatello come miglior attore protagonista, un premio speciale nel 1959 alla Mostra del cinema di Venezia per la sua interpretazione ne La grande guerra, un Leone d’Oro alla carriera nel 1995, un Golden Globe nel 1964 per Il Diavolo e due nomination per I due nemici e Quei temerari sulle macchine volanti. Nel 1979 e nel 2001 si aggiudicò il premio Vittorio De Sica. Tuttavia non conquistò né venne mai nominato all’Oscar.

Alberto Sordi regista

A un certo punto della sua carriera, Sordi decise di passare dietro la macchina da presa e diresse ben 19 film. Tre di questi lo videro protagonista insieme a Monica Vitti: Amore mio aiutami del 1969, Polvere di Stelle del 1973 e Io so che tu sai che io so del 1982. Altri titoli degni di nota sono Fumo di Londra del 1966 (il primo film da regista), Scusi, lei è favorevole o contrario, Finché c’è guerra c’è speranza del 1974 e Un italiano in America, film di cui firmò la regia insieme a Vittorio De Sica.

Gli anni Ottanta e Novanta

Curiosamente, gli ultimi vent’anni della carriera cinematografica di Sordi sono forse i meno interessanti dal punto di vista interpretativo. Lavorò con Carlo Verdone, considerato il suo naturale erede. In realtà i due non sono paragonabili. E poi perché cercare un erede a tutti i costi? Ognuno è irripetibile nella sua unicità. Diresse comunque Verdone in In viaggio con papà, dove i due interpretavano padre e figlio, e recitò in Troppo forte nel 1986 diretto dallo stesso Verdone. Il 1983 lo vide protagonista del film Il tassinaro, dove interpretava un tassista romano. Silvana Pampanini e Giulio Andreotti compaiono nel cast interpretando loro stessi. Nel 1989 fu Don Abbondio ne I promessi sposi, una serie tv in cinque puntate diretta da Salvatore Nocita. Degni di nota furono anche film come In nome del popolo sovrano di Luigi Magni del 1990 e Romanzo di un giovane povero di Ettore Scola del 1995.

Vita privata

Nonostante il suo carattere estroverso e aperto, Alberto Sordi fu sempre molto riservato riguardo alla propria vita personale. Non si sposò e non ebbe mai figli. Gli furono attribuite relazioni con Shirley Mac Laine e la principessa Soraya Esfandiary Bakhtiari. L’unico legame accertato fu con Andreina Pagnani, conosciuta al doppiaggio, dove prestava la voce a Marlene Dietrich, Ginger Rogers, Bette Davis, Olivia de Havilland e Ava Gardner. Di ben 14 anni più grande di Sordi, la Pagnani iniziò con l’attore una relazione nel 1941. Quando gli chiedevano perché non si fosse mai sposato, Sordi rispondeva con la sua tipica ironia romanesca: “E che me pijo un’estranea in casa?” Anni dopo, chiarì che il matrimonio sarebbe stato incompatibile con la carriera di attore cui lui dedicava tutto il proprio tempo e le proprie energie.

La fine

La sua ultima apparizione cinematografica fu Incontri proibiti nel 1998. Qui Sordi, anche regista, interpreta il ruolo di un ingegnere quasi ottantenne, che rimane coinvolto in una morbosa e complicata relazione con una giovane infermiera (Valeria Marini).

Nel 2001 Sordi si ammalò di tumore ai polmoni e le precarie condizioni di salute lo costrinsero a diradare le apparizioni pubbliche. Partecipò nel 2002 a una puntata di Porta a Porta e nello stesso anno ricevette due lauree honoris causa dallo IULM di Milano.

Se n’è andato per sempre il 24 febbraio 2003 a 82 anni per le complicazioni di una polmonite e di una bronchite che lo colpirono tutto l’inverno. La salma fu imbalsamata e portata nella sala d’Armi del Campidoglio, dove rimase esposta al pubblico per due giorni. Una folla oceanica di romani e italiani andò a dargli l’ultimo saluto. 250.000 persone parteciparono ai suoi funerali nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 27 febbraio 2003. E’ sepolto al cimitero del Verano e sulla sua lapide c’è una citazione di uno dei suoi film più importanti: “Sor Marchese, è l’ora”, tratta da Il marchese del Grillo. Oggi avrebbe compiuto cento anni. E possiamo essere sicuri di una cosa: da lassù ci guarda. E se la ride.