EMANUELE ALDROVANDI, “FARFALLE”

La videointervista all’autore e regista dello spettacolo

Una favola nera fra Milano, Palermo e New York, un gioco divertente e crudele. Ne sono protagoniste due sorelle ormai lontane che raccontano la loro storia, due donne che interpretano tutti i personaggi della loro vita. Farfalle è un testo scritto e diretto da Emanuele Aldrovandi, vincitore del Premio Hystrio 2015 e del Mario Fratti Award 2016. Dopo il fortunato debutto a New York, lo spettacolo arriva sulle scene milanesi, alla sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano, dove sarà in scena dal 16 al 21 novembre. Sul palco Bruna Rossi e Giorgia Senesi, nei ruoli di due donne ciniche ma allo stesso tempo poetiche.

Immagini del canale “Emanuele Aldrovandi”

Intervista ad Emanuele Aldrovandi

Il titolo,”Farfalle”, prende spunto da un oggetto che le due protagoniste si passano ogni volta di mano in mano. Quest’oggetto è un po’ il motore di tutto lo spettacolo. Ci racconti qualcosa di più senza svelare troppo?

Si tratta di una collana a forma di farfalla che le due fanciulle hanno iniziato a usare come gioco catartico per divertirsi e per non sentirsi sole dopo che i genitori le hanno abbandonate da piccole. Questo gioco ha una peculiarità: chi lo possiede può a ordinare all’altra di fare qualsiasi cosa. Ovviamente, all’inizio, questo crea situazioni divertenti, come il comando di uscire con un determinato ragazzo o di farsi un tatuaggio con una frase che a una delle due non piace. Poi, però, con il passare della storia, diventa il motore che innesca situazioni più crudeli e profonde nel loro rapporto. Si passa così a parlare d’altro: della loro storia che attraversa vent’anni.

E’ la storia della crescita personale di due ragazze?

Sì, di due esseri umani. Fino al 2013, quando ho scritto questo testo, nei miei lavori come autore c’erano solo personaggi maschili. Mi piaceva quindi l’idea di mettermi alla prova, raccontando la storia di due donne. Non c’è però una pretesa di universalità, non racconto certo l’intero universo femminile, ma solo la storia di quelle due donne, che le vede partire unite per allontanarle con il passare degli anni. E’ quindi il racconto di una separazione che tutti hanno vissuto, ma che le due ragazze vivono a modo loro in maniera particolare.

Perché per la scrittura di questi due personaggi hai scelto di partire da Pirandello?

Perché avevo letto le sue novelle e mi è sembrato che – pur essendo scritte da un uomo – fossero molto interessanti per come raccontano i personaggi femminili. Mi hanno poi aiutato ad avere una struttura di avvenimenti. Se però io non lo dicessi, nessuno penserebbe a Pirandello, se non per il fatto che lo spettacolo è ambientato in parte in Sicilia, una scelta che ho fatto per rendere omaggio a questo scrittore.

In realtà, la mia attività principale per realizzare questo spettacolo è stata rompere le scatole alla mia fidanzata di allora – oggi mia moglie – per chiederle come avrebbe reagito lei se fosse stata quel mio personaggio. L’obiettivo era limitare tutte le reazioni di approccio maschile. Per mettere da parte me stesso e far nascere queste due protagoniste, ho chiesto quindi aiuto a varie donne, tra cui appunto mia moglie che incredibilmente non mi ha lasciato, però ogni volta che lo spettacolo va in scena, vuole i diritti d’autore!

Quanta ironia c’è nello spettacolo?

Molta. Cerco di metterla in tutte le mie opere, ma non lo faccio apposta. Quando decido di scrivere un testo serio o drammatico, alla fine ci sono sempre delle parti che fanno ridere. Credo che sia il mio modo di essere sincero con me stesso. Sono fatto così e chi mi conosce sa che scherzo anche quando non si dovrebbe. Anche i miei personaggi si comportano allo stesso modo: scherzano o dicono cose divertenti in situazioni terribili. Da spettatore, a me piace vedere un’ironia di quel tipo e spero che piaccia anche a quelli che verranno a vedere il nostro spettacolo.

  • Intervista video di Andrea Simone
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