Tre uomini, due politici e un uomo d’affari si trovano a dover affrontare un difficile imprevisto: una gravidanza che comporterebbe conseguenze sociali e politiche devastanti. Combattuti tra l’idea che la natura faccia il suo corso e la fine di una situazione potenzialmente irreparabile, si ritroveranno costretti a mettere da parte cinismo e aggressività per tutelare il “bene comune” e salvare la faccia.
Stato interessante è in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 30 gennaio. Scritto e diretto da Bruno Fornasari, lo spettacolo vede protagonisti Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi e Umberto Terruso.
La parola a Tommaso Amadio
Vuoi presentare gli aspetti caratteriali più importanti del tuo personaggio?
E’ quello di un uomo che fa parte di un alto livello sociale come gli altri protagonisti. Ha un incarico di responsabilità, ma fa una grandissima fatica a entrare in contatto con i propri sentimenti. Possono essere di invidia verso il collega più affermato e di fragilità verso i propri dubbi che non riesce mai a far emergere come un momento di crescita. Vengono spesso soffocati perché considerati fonte di vergogna.
Quindi il bene privato e il bene pubblico entrano in conflitto?
Il meccanismo costruito da Bruno Fornasari porta i due politici a gestire un’emergenza molto delicata come quella del manager, ma hanno un passato trascorso tra di loro rimasto irrisolto. In questa struttura comico-paradossale del testo suggerita dalle circostanze, cercheranno aiuto proprio dal manager incinta per risolvere la situazione. E’ molto difficile guardare a un futuro se non sono state osservate e analizzate problematiche del passato e se non è stato tentato di risolverle. Inevitabilmente il grosso inganno scatta quando diciamo che esistono relazioni professionali e personali: ovviamente si può fare una distinzione di questo tipo, ma bisogno ricordarsi pure che l’uomo è un tutt’uno.
Spesso i rapporti e i sentimenti personali influenzano quelli professionali. Se non siamo capaci di guardare entrambi gli aspetti, il risultato è che molto spesso li nascondiamo uno dietro l’altro. La difficoltà e quindi quella di integrarli tra loro. C’è stata una rottura nella grande amicizia tra queste due persone dovuta a un fatto raccontato nel testo. La delusione causata dalla spaccatura ha inevitabilmente una ricaduta in un momento professionale in cui i due dovrebbero essere uniti per risolvere un’emergenza come quella che stanno affrontando.
I protagonisti sono imprigionati da un continuo e logorante gioco di cinismo e prevaricazione?
Assolutamente sì. A un certo punto però la sensazione è che i primi a esserne stanchi siano in primis loro. In un eterno labirinto in cui l’ironia e il sarcasmo diventano l’unico strumento con cui mantengo le distanze dalle mie emozioni profonde, l’unico modo che ho per stare con l’altro non è ascoltarlo ma prevaricarlo.
I fatti del #metoo sono stati fonte d’ispirazione per il testo?
E’ un testo che racconta molto la cultura italiana e la mentalità di una certa parte della società, che purtroppo però è ancora fortemente maschiocentrica. Tende infatti a escludere le donne da grandi e importanti posizioni di potere decisionale, senza considerare un’intera serie di caratteristiche che il mondo femminile può portare e che il maschio potrebbe integrare. Invece le rifiuta perché possono raccontare fragilità e insicurezza. Il mondo femminile non è fatto solo di debolezza e incertezza. Ha la capacità di raccontarsi in un altro modo.
Abbiamo avuto spesso la sensazione che la società continuasse a cercare risposte escludendo il suo 50% femminile. Ovviamente non ha sempre agito così, ma spesso. Il meccanismo paradossale costruito da Bruno Fornasari parte dall’idea di tenere tre maschi imprigionati nella metafora più alta del mondo femminile, cioè la creazione biologica. Il discorso consiste nella contrapposizione tra una mentalità distruttiva e costruttiva. E’ il racconto di una crisi di genere all’interno del proprio genere più che contro il mondo femminile.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Antonietta Magli per la collaborazione
- Foto di Laila Pozzo