Debutta giovedì 18 ottobre al Teatro Libero di Milano, dove rimarrà in scena fino a domenica 21, lo spettacolo Amletto, scritto e diretto da Emanuele Conte con Enrico Campanati. Lo spettacolo si apre con Amleto seduto al centro della scena. Ma è veramente il principe di Danimarca? Oppure si tratta di un vecchio attore, che nella sua lunga carriera ha interpretato tutti i ruoli della famosa tragedia shakesperiana?
Intervista ad Emanuele Conte
“Chi è veramente il protagonista dello spettacolo?”
“E’ un attore. C’è una sindrome abbastanza diffusa tra gli attori, che è una sorta di blackout. Le persone che lavorano molto con la memoria possono avere un blackout. Il nostro attore protagonista ha avuto un blackout, è un’esperienza che ha provato anche nella vita. Questo è diventato uno stimolo a fare questo spettacolo. Parte proprio come un attore che ha perso la memoria e che attraverso i pezzi di teatro che si ricorda e alcuni monologhi dell’ “Amleto” di Shakespeare cerca di recuperare alcuni pezzi della sua vita. Quindi è un attore che è in cerca della sua memoria.”
“Quali sono gli stati d’animo da lui vissuti?”
“Gli stati d’animo sono lo sconcerto e la ricerca. Lui va a ricostruire la sua vita, che diventa parallela a quella di Amleto, quindi con i suoi ricordi di infanzia, i genitori e il rapporto col padre. E’ un gioco teatrale che mischia realtà, Amleto e fantasia. E’ uno spettacolo più sulla memoria che sui sentimenti.”
“Perché è tutto simile a un sogno o forse a un incubo?”
“Perché non abbiamo voluto dare alcun tipo di connotazione storica né di spazio. Non sappiamo se quest’attore è su un letto, come Amletto e come ci ricorda il titolo. Potrebbe essere un letto reale nella sua camera o su un palcoscenico, ma il letto non si usa, lo spettacolo è tutto fatto su una sedia. Il letto rimane come un simbolo della fine della vita per trarre le conclusioni sulla sua vita da attore, di artista e di persona.”
“Perché l’incubo peggiore per ogni attore è quello di dimenticare?”
“Perché, come dice il protagonista dello spettacolo, “un attore senza memoria è come un sacco vuoto”. Non serve a nulla. E’ una riflessione sulla memoria per chiunque, perché la nostra identità si disegna e si ricostruisce attraverso la memoria. Senza memoria non esistiamo, è come se non ci fossimo più.”