Laura Angiulli, “Riccardo III Invito a corte”

Riccardo, quasi giullare di se stesso. In continuo gioco con la deformità che ne irrigidisce gli atti, Riccardo fa suoi quegli schemi rappresentativi propri della violenza e dell’inclinazione al delitto, manifestando propositi di vendetta contro la vita e contro la natura che lo ha forgiato privo di ogni bella proporzione.

Riccardo III invito a corte è in scena al Pacta Salone di Milano fino al 15 gennaio. Il capolavoro di William Shakespeare è diretto da Laura Angiulli, che ne è anche drammaturga. In scena troviamo Giovanni Battaglia, Alessandra D’Elia e Stefano Jotti.

Parla Laura Angiulli

La deformità di Riccardo III è fisica o è lo specchio di qualcos’altro?

Sicuramente è lo specchio di una profonda distorsione interiore. Infatti noi non utilizziamo artifici nei costumi, al contrario! Solo nei momenti di maggiore crudeltà l’attore denuncia una difficoltà psicologica. L’aspetto fisico è però interessante perché c’è una battuta che dice: “Mia madre racconta di come e quando nacqui. Le donne gridavano!” Questo fa intendere una rappresentazione fisica complessiva davvero poco incoraggiante, però noi abbiamo preferito non esaltarla.

Vuole commentare queste parole di Jan Kott?La storia feudale è una grande scala sulla quale sfila ininterrottamente il corteo regale. Ogni scalino, ogni passo verso l’alto è contrassegnato dal delitto, dall’inganno, dal tradimento. Ogni gradino, ogni passo verso l’alto avvicina al trono o lo consolida…

Questa è una grandissima citazione! Jan Kott è per me una sorta di breviario nell’interpretazione di molte opere di Shakespeare. La condivido in pieno. Nell’Edoardo II il protagonista si lamenta di un destino votato a un finale tragico. E’ il ruolo stesso della figura regale a portare in sé questa traccia fondamentale. E’ davvero interessante!

Perché Riccardo III è violento e incline al delitto?

Nel suo meraviglioso monologo Riccardo dice: “Poiché la natura non mi ha dotato degli strumenti utili ad avere successo nei salotti galanti, allora io ho necessariamente bisogno di trovare uno spazio di rappresentazione. Quindi cercherò di eccellere nell’ambito delittuoso!” Noi sappiamo però che Riccardo III non fu un sovrano così feroce come descritto nella rappresentazione di Shakesperare. In ogni caso la lotta per il potere presuppone nella guerra fra le fazioni grandi conflitti, come avvenne nella guerra delle Due Rose. Lady Anne, una delle figure shakespeariane più belle, è figlia di un fratello che aveva lasciato la famiglia per poi rientrare. Sono eventi figli di situazioni storicamente complesse, dove la familiarità parentale o acquisita ha un peso fortissimo nel giudizio sui vari crimini.

In che cosa sta la grandezza di questa tragedia di Shakespeare?

Sicuramente nella capacità di mettere a fuoco in modo perfetto la profondità della violenza nella dimensione del potere. La forza più potente di Shakespeare sta nel suo coraggio, nella capacità di raccontare la figura umana e i mali del mondo più scellerati senza alcun filtro di indulgenza.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Colombo per la collaborazione
  • Clicca QUI per iscriverti al canale YouTube di Teatro.Online e vedere tutte le nostre interviste video