E’ passato un decennio, da quando con l’inseparabile mocio, rimproverava Claudio Bisio e Michelle Hunziker per le loro malefatte. Da Zelig torna l’implacabile Sofia, donna delle pulizie. Ora lavora da una famiglia ricca composta da un marito banchiere distratto e assente, da una moglie gallerista annoiata e molto snob, da figli con nevrosi di tutti i generi e ospiti che ficcano il naso dappertutto. E ancora, animali usati come surrogati affettivi, senza parlare della tecnologia che “ci ruba tempo“ invece di farcelo risparmiare. Margherita Antonelli è in scena al Pacta Salone di Milano dal 21 al 25 marzo con Lezioni di filo-Sofia, un testo da lei scritto a quattro mani con Riccardo Piferi e diretto da Giovanni Calò. Teatro.Online l’ha raggiunta telefonicamente.
Quattro domande a Margherita Antonelli
“Chi prende in giro veramente questo spettacolo?”
In realtà Sofia prende in giro un pose stessa, anche se snida le nevrosi della nostra società, di questo tempo in cui non sappiamo bene né chi siamo né dove andiamo. In qualche modo ci arrabattiamo e lei stana tutti i falsi problemi che in qualche modo arruffano la nostra vita e ne annebbiano il vero significato.
“Perché parli di falsi problemi? Siamo di fronte allo spaccato di una società nevrotica?”
Esattamente. Lei va a lavorare in varie famiglie in cui le relazioni sono finte e sempre patinate. Presta servizio dal banchiere di turno, dalla parvenue e da gente che appare senza essere. In questa mascherata lei cerca invece di capire veramente come sono le persone perché è una donna semplice, vera e di grandissimo buonsenso.
“Sofia qui prende di mira anche la tecnologia. Giusto?”
In parte sì, anche se si focalizza molto sugli animali, su come li trattiamo e sul modo di affrontare l’ecologia. Poi parla delle famiglie allargate e dell’omosessualità della figlia. In questa situazione Sofia sarà l’unica a capire il bisogno della ragazza. Nonostante in questa famiglia siano tutti molto libertari, lei è quella che comprende di più anche il dolore e la sofferenza di una scelta del genere. Si concentra molto sulle relazioni, i conflitti e le alleanze.
“In che modo anche un lavoro tanto umile come quello di Sofia può diventare una lezione di vita?”
Lei a un certo punto dice che le domestiche quando vanno a mettere a posto le case della gente gli riordinano anche i pensieri. Tempo fa avevo letto un libro molto bello intitolato “Lo sporco degli altri” di Louise Rafkin, la storia di una colf statunitense che metteva a posto le case degli americani. Lei diceva che dallo sporco delle persone si possono decifrare tanti segnali dell’indole, della personalità e del costrutto della gente. Secondo me, un personaggio così semplice e con un lavoro così umile riesce a vedere il peggio degli altri. Quindi le verità sulla nostra vera natura vengono forse fuori dallo sporco e dalla parte più oscura di noi.