“APOCALISSE 2084”, L’UMANITA’ A FINE SECOLO

Il Teatro Linguaggicreativi di Milano propone fino a domenica 14 gennaio Apocalisse 2084 di Riccardo Corcione e Filippo Renda, che ne è anche il regista. Ne sono protagonisti Valentina Cardinali, Mauro Lamantia e Filippo Sardoni. Raccontano che “un giorno, circa sei mesi fa, abbiamo deciso di passare dalle parole ai fatti, facendo partire il processo creativo apocalittico. Piano piano ci siamo resi conto che quello che ci interessava di più era l’attitudine umana all’attesa della fine. Ogni generazione, ogni epoca, ogni società ha pensato che sarebbe stata testimone oculare della fine di tutte le cose. E più si va avanti, più si dice: “Sì, i nostri antenati esageravano, ma noi saremo veramente gli ultimi abitanti della terra. Vi suona familiare?”

Quattro domande a Filippo Renda

“In che epoca è ambientato lo spettacolo?”

“Lo spettacolo è ambientato nel 2084, in un futuro distopico in cui c’è già stata una guerra nucleare che ha decimato la popolazione europea. Esistono una nuova società e un nuovo stato o Regno chiamato Alveare, che è un regno apparentemente populista e illuminato, ma che invece, a quanto pare, controlla e comanda le masse”.

“E’ un tributo a tutta la cinematografia distopica e post-apocalittica?”

“E’ un tributo sia alla cinematografia che alla letteratura distopica e post-apocalittica ed è un primo tentativo di provare a fare un teatro di genere. E’ una cosa non semplice, soprattutto perché parliamo di un piccolo spettacolo, quindi non c’è dietro una macchina autoproduttiva, ma è tutto molto artigianale”.

“Cosa mette in crisi il rapporto tra i tre amici?”

“Loro devono liberare la società e stanno cercando di fare una rivoluzione e una rivelazione per quest’apocalisse. Il problema è che più si va avanti con la narrazione più questa rivelazione e questa ribellione vengono messe in crisi perché iniziano a capire che il capo dei ribelli non è così in buona fede. Questo mette in crisi i rapporti interni dei personaggi, quindi hanno un vero e proprio climax della perdita di fiducia”.

“In che modo l’umanità cerca di ripartire?”

“Dopo questa guerra, l’umanità tenta di ripartire con le cure sanitarie, prevenendo ogni possibile male, sia fisico che psicologico. Quindi diventa un’umanità assuefatta alle terapie. La questione è che un uomo assuefatto alla terapia preventiva vive veramente? Ha veramente un’identità unica? Queste sono le domande che si fa questo spettacolo”.