“ApPUNTI G”: UN QUARTETTO DI DONNE VINCENTI

E’un vero e proprio viaggio nel mondo femminile quello che torna in scena a Milano al Teatro Carcano il 27 e il 28 maggio. Monologhi, pezzi corali e una pagina di cronaca, che vedono impegnate sul palco le tre attrici comiche Alessandra Faiella, Rita Pelusio e Lucia Vasini, affiancate dalla giornalista del Corriere della Sera Livia Grossi.

Il trailer dello spettacolo (immagini del canale Youtube “Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea)

Appunti G ci presenta tutte le tematiche del passato e del momento di/a/da/in/con/su/per/tra/fra le donne: pregiudizi, luoghi comuni, un’irresistibile ricetta afrodisiaca; e ancora la capacità di sapersi accettare, i ruoli imposti, il mito della “prima volta”, il sesso dopo i 60 anni, i sex robots, la chirurgia plastica e i diritti negati.

A tu per tu con Rita Pelusio

Sembra proprio che tu e le tue compagne di palcoscenico non abbiate lasciato inesplorato alcun territorio dell’universo femminile. Non c’è argomento che non analizziate… Parliamo un po’ di questo misterioso Punto G, cui il titolo strizza l’occhio?

Non soltanto strizza l’occhio, ma è anche un titolo ammiccante che nasconde sia una seria riflessione sulla sessualità femminile che sul rapporto tra uomo e donna. A tutti quelli che dicono che è uno spettacolo al femminile io rispondo che al contrario è uno spettacolo che dovrebbero vedere i maschietti, così capirebbero qualcosa in più. Il fatidico Punto G è diventato un mito perché tutti ci chiediamo se esista o meno.

Questo progetto è nato da un gioco ironico: io mi ero disegnata un Punto G sul corpo per una festa e altre donne quella sera hanno fatto la stessa cosa. Ho pensato che questo gioco avrebbe dovuto diventare una mostra fotografica. Così con la fotografa Laila Pozzo abbiamo cominciato a fare degli scatti a varie donne della società civile e del teatro. Abbiamo poi deciso di abbinare dei racconti alle foto realizzate. Da lì – oltre alle riflessioni di tutte le donne che hanno accettato questo gioco che io definisco una provocazione poetica – ci è venuta voglia di portare in scena proprio queste riflessioni.

Lo spettacolo è ambientato dentro una caverna metaforica dentro cui noi viaggiamo alla ricerca del fatidico Punto G. In realtà poi affrontiamo temi importanti: la nuova chirurgia plastica che prevede addirittura il rifacimento degli organi vaginali; il momento molto traumatico in cui Livia Grossi parla del suo reportage sull’infibulazione; la prostituzione, che affronto in un mio pezzo; l’invecchiamento, o meglio che cosa porta le donne ad invecchiare e come si sentono quando il loro corpo cambia; che cosa ci ricordiamo della prima volta che abbiamo fatto l’amore.

Tutto si gioca però tra il serio e il comico. Non nascondo che ovviamente le parti serie sono un po’ un pugno nello stomaco, però si ride anche tanto. L’esperimento ha avuto successo anche perché siamo riuscite a mischiare i vari linguaggi scenici delle protagoniste. Ognuna di noi ha la propria comicità e porta il proprio linguaggio sul palco.

Quanto prendete in giro bonariamente le donne e quindi anche voi quattro stesse?

Un po’. (ride) C’è un pezzo molto bello di Alessandra Faiella sulla scoperta del primo pelo bianco su cui si ironizza molto. A volte infatti noi stesse non accettiamo il cambiamento. Si aprono però profonde riflessioni sul perché non lo accettiamo, dato che la società impone a noi donne un modello che proprio noi donne combattiamo costantemente. Se però vogliamo essere intellettualmente oneste, non possiamo negare che le rughe sul volto facciano effetto e che il problema non ci interessi. Il punto è perché ALCUNE donne ne facciano poi una malattia.

Ne accennavi poco fa: non oso pensare come ne escano gli uomini…

La cosa bella è che non colpiamo gli uomini!

Questo mi sorprende

Hai fatto una domanda veramente bella, perché quasi nessuno ci chiede se parliamo degli uomini. In realtà noi non ne parliamo mai. Parliamo della donna e del Punto G. Magari c’è qualche battuta sull’uomo ma la nostra è più una riflessione sociale che riguarda entrambi.

E come escono dal teatro i maschietti?

Intanto ridendo tantissimo, però alcuni ne escono sicuramente molto colpiti. Ti faccio un paio di esempi: io faccio un pezzo in cui interpreto una prostituta e subito dopo c’è una reportage di Livia Grossi sulla prostituzione, l’infibulazione e la mutilazione. Quando gli uomini sentono quei dati, rimangono abbastanza scossi, o meglio devastati, perché in un certo modo si è tutti responsabili.

Secondo te solo una risata potrà seppellire la deriva conformista che stiamo vivendo cinquant’anni dopo la rivoluzione sessuale?

Assolutamente sì, però devo fare un excursus: oggi la sessualità è accessibile a tutti e questo non è un bene. Mi riferisco all’esubero di immagini pornografiche sul web che spesso propongono – soprattutto ai più giovani – modelli di sessualità distorti e sbagliati. Questo aspetto è drammatico, perché la vera sessualità non è quella che i ragazzini trovano in rete e non sono quelli i modelli con cui i giovanissimi si devono confrontare. Tutti oggi pensano che si possa vivere in modo libero, invece no: siamo ancora più dentro gli schemi.

La comicità è sempre stata per me un modo per smuovere le coscienze in maniera più profonda. Quando ridiamo di un problema, in qualche modo lo esorcizziamo perché ne vediamo e ne capiamo le contraddizioni. E’ questo il potere della risata e della satira.

  • Progetto fotografico di Laila Pozzo
  • Si ringrazia Brunella Portoghese per la collaborazione