“BACCANTI REWIND”: EURIPIDE, IL MITO E L’ORGOGLIO

Fino al 24 marzo torna al Pacta Salone di Milano Baccanti Rewind, tratto da Euripide, con la drammaturgia di Maddalena Mazzocut-Mis e la regia di Paolo Bignamini e Annig Raimondi, che ne è anche protagonista con Maria Eugenia D’Aquino, Maria Grosso e Paola Romanò. In scena restano solo tre donne, tre sorelle, tre Baccanti con il compito di tracciare un nuovo percorso per la città. Una di loro è proprio Agave, alle prese con l’elaborazione del suo terribile gesto, l’uccisione violenta del figlio Penteo.

La videointervista ai registi e alle protagoniste

Intervista ad Annig Raimondi, Paolo Bignamini, Maria Eugenia D’Aquino, Maria Grosso e Paola Romanò

“Qual è il compito principale delle tre Baccanti?”

Paolo Bignamini: “Le tre Baccanti che noi portiamo in scena all’inizio di questo spettacolo hanno il compito di far continuare la società. La particolarità di questo spettacolo sta nel fatto che rivisita per opera di Maddalena Mazzocut-Mis la tragedia di Euripide e che porta in scena proprio i personaggi femminili delle Baccanti. Ed è per questo che fin dall’inizio abbiamo in scena una sorta di spazio molto particolare, una specie di clinica psichiatrica, un sanatorio tra le Baccanti, che applicano a una di loro, Agave, una crudele terapia del ricordo.”

“Qual è la colpa principale di Agave?”

Annig Raimondi: “Per prima cosa Agave non ha commesso un omicidio. In qualche modo le è stato assegnato un compito. Le Baccanti stanno assolvendo a un ruolo che la società dell’epoca istituiva. A momenti di regime duro si alternavano momenti di grande festa e quel momento bacchico era un momento di grande festa riconosciuto dal regime politico. Quindi è un modo per cercare di cambiare le carte in tavola. Si immette un nuovo germe che possa servire a lasciare una sorta di finta libertà perché poi si ritorni al regime più istituzionalizzato.

Agave ammazza Penteo con tutte quante. Penteo è il re. La colpa di Agave è quella di essere regina madre. E’ semplicemente madre. E’ colpevole come tutte le altre, ma allo stesso tempo è la vittima, perché poi viene addossata a lei tutta una responsabilità che in realtà non ha. Si trova’ in un momento che era oltre rispetto alla ragione, che il regime maschile ha definito follia. Invece è un percorso oltre il limite dell’umano che ha avvolto Agave e l’ha spinta a essere consapevole di aver compiuto l’atto più atroce del mondo. Questo la renderà colpevole agli occhi di tutti per sempre. La porterà ad essere ripetutamente il capro espiatorio di una situazione che poi sposta l’asse della responsabilità effettiva che dovrebbe stare da altre parti.”

“In che modo le tre sorelle costringeranno Agave a confrontarsi con la consapevolezza del proprio delitto?”

Paola Romanò: “E” una cosa un po’ scespiriana. Rimettono in scena e fanno rivivere ad Agave i momenti salienti del proprio vissuto, un po’ come Amleto che aveva fatto il teatro nel teatro per fare smascherare la colpa. In questo caso è invece una terapia: si fa rivivere alla persona che deve essere curata il momento del suo trauma per cercare di farla guarire.”

“Quali erano le tematiche in gioco al tempo di Euripide?”

Maria Eugenia D’Aquino: “Io preferisco raccontarti che in questo far rivivere alla sorella, le sorellastre interpretano e mettono in scena i personaggi. Infatti noi abbiamo delle maschere appositamente costruite insieme a queste persone che fanno parte della Asl del dipartimento di Lodi, che in un laboratorio hanno costruito queste maschere che noi utilizziamo per impersonare davanti ad Agave i suoi incubi: Penteo, cioè la sottoscritta, Dioniso, l’altra sorella e Maria che non è una sorella, ma un personaggio volutamente e registicamente inserito che va a coprire un aspetto misterioso.”

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Colombo per il supporto professionale