Attraverso la regia di Rajeev Badhan, che mette in dialogo teatro, video, video live e una recitazione desaturata, nasce Notti, uno spettacolo basato su Le notti bianche di Fedor Dostoevskij, dalla forte tensione visionaria in cui due e più livelli visivi e temporali si intrecciano nella ricerca di un senso profondo delle relazioni ai nostri tempi.
Notti è in scena al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 7 maggio. La drammaturgia è di Elena Strada, anche protagonista con Ruggero Franceschini e Alberto Baraghini.
La parola a Rajeev Badhan
Come avete sviluppato il tema dell’amore?
Lo abbiamo sviluppato partendo da Le notti bianche di Dostoevskij, un testo giovanile che parla dell’amore; un racconto che racconta spesso anche del periodo adolescenziale. Da lì siamo partiti per sviluppare un caleidoscopio che indaghi l’amore nel tempo dell’oggi. Abbiamo preso spunto da L’amore liquido di Bauman in questo mondo fatto di social e di relazioni potenzialmente infinite ma realmente poco sviluppate. Da lì si costruisce il percorso, vagando tra il gruppo di attori che decide di mettere in scena Le notti bianche e si interroga sull’amore tra queste problematiche, e il testo di Dostoevskij che entra ed esce dalla scena attraverso l’utilizzo del video di pezzi di documentario. Sono stati intervistati anche dei ragazzi delle scuole superiori che si mescolano all’interno del percorso di questo spettacolo.
Avviene un confronto tra diverse epoche in questo spettacolo?
Sì, nel senso che ci siamo chiesti se vogliamo che questo testo ci parli al giorno d’oggi. Magari quelli che lo hanno letto lo ricordano in una Russia notturna, nelle notti bianche in cui si incontrano e l’amore platonico si sviluppa sugli immaginari e sui dialoghi. Noi abbiamo ragionato su come questo possa avvenire oggi e quindi abbiamo due relazioni: quella di Dostoevskij in Notti e quelle degli attori in scena che, man mano che si sviluppa la drammaturgia, fanno capire che c’è un rapporto interno che rimbalza sul testo di Dostoevskij; le due cose si influenzano.
E’ importante il tema della libertà in questo spettacolo?
Quella dell’amore è una grande domanda: quale e dov’è il limite della libertà che noi ci poniamo rispetto ai legami con gli altri? Penso che sia una tematica estremamente universale che ci tocca profondamente. Il quesito che poniamo nello specifico del rapporto di relazione di coppia è questo, ma lo possiamo anche pensare esploso nella nostra società. Come ci influenza questo?
In che modo convivono Dostoevskij e Bauman in questo spettacolo?
Penso che il lavoro registico si avvicini a qualcosa di semiotico. Non c’è una linea temporale, ma ci sono degli argomenti in cui noi ci avviciniamo molto e cerchiamo di entrare nella sua nube, anche emotiva. Le due tesi, quella di Dostoevskij e quella di Bauman, si mettono in rapporto per prossimità. Noi spettatori costruiamo le relazioni tra queste due cose nel nostro cervello e nella nostra visione.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Linda Ansalone
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