“IL BAGNO”: 5 DOMANDE IN VIDEO AD AMANDA SANDRELLI

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Il Teatro Manzoni di Milano presenta fino a domenica 20 novembre “Il bagno”, uno spettacolo scritto da Astrid Veillon, adattato da Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez, e curato nella versione italiana da David Conati. La regia è firmata da Gabriel Olivares e ne sono protagoniste Stefania Sandrelli, Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini.

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Una festa a sorpresa, un compleanno, un bagno. Lu compie 40 anni e le sue tre amiche, Titti, Maria Sole e Angela, hanno deciso di organizzare una festa a sorpresa a casa del suo fidanzato. Ma a sorpresa arriva anche Carmen, la madre di Lu. In una notte di follia, ubriachezza, incomprensioni e scoperte “in bagno”, le quattro amiche si trovano ad affrontare la verità sulla loro amicizia.

Teatro.Online ha intervistato Amanda Sandrelli, una delle protagoniste dello spettacolo.

E’ giusto definire Il bagno un gioco di seduzione?”

No, non proprio, perché in realtà le donne in questo bagno si muovono fra donne. Quindi si parla molto di uomini, ma in realtà non c’è una vera e propria azione seduttiva. I personaggi di questo bagno sono molto ben definiti. Sono quattro donne intorno ai 40 anni. Siamo quattro amiche che festeggiano un compleanno importante, i 40 anni di una di loro. Quindi si presuppone che più o meno abbiano la stessa età. Maria Sole, il mio personaggio, è la più grande delle quattro, anche perché è l’unica che ha due figli, un marito e una situazione molto diversa dalle altre. Poi arriva la madre, che è mia madre nella vita e in scena no. Arriva non attesa e molto poco voluta dalla festeggiata.

I caratteri delle quattro donne sono molto ben scritti e molto diversi. Credo che ogni donna possa riconoscersi in una delle quattro, che poi sono cinque, contando anche la madre. O forse dipende anche dal momento della vita. Uno può anche riconoscersi in Titti quando aveva 20 anni o 30, o in Maria Sole quando ne aveva 50. Però è molto bello il fatto che siano ognuna diversa dall’altra, sono molto ben definite. Credo che questo permetta allo spettacolo di avere un equilibrio di testo molto interessante”.

Quanto è forte la complicità che c’è tra queste amiche?”

Si dice sempre che fra donne ci si dice tutto. Sicuramente le donne hanno un’amicizia più profonda rispetto a quella degli uomini. Sicuramente parlano più di loro, nel senso profondo del termine. Però credo che questo rapporto di sincerità completo ci sia con un’amica sola, quella che scegli, quella a cui davvero dici tutto, quella che chiami in lacrime in piena notte e sai che ti ascolta. In genere nella vita è una, al massimo possono essere due. In realtà nei gruppi di amiche che peraltro sono importantissimi e che a me per esempio sono una delle cose che mancano di più quando sono in tournée, si tende a mostrare il lato migliore di sé. Non solo per orgoglio, ma anche per affetto, perché vuoi parlare delle cose belle. Questo nel nostro spettacolo è molto presente.

Tutte si mostrano non fingendo, ma mostrano la parte migliore di loro. Mostrano quello di cui in qualche modo vanno fiere e nascondono quello di cui si vergognano. Fino al secondo atto. Perché nel primo tempo che è diviso in due atti succede di tutto. C’è il pre-festa e la festa vera e propria.

Il mio personaggio si ubriaca e ha un’escalation di quattro o cinque livelli di ubriacatura, da quello più carino a quello più molesto e imbarazzante. E’ molto divertente per un’attrice. E’ il personaggio che tira più applausi. Me lo dicono, io sono molto contenta, me li porto a casa con grande gioia, però so che è il personaggio a essere scritto così. Già il fatto che Maria Sole sia ubriaca la fa diventare una mina vagante, è energia allo stato puro ed è molto divertente. Però anche lei ha un lato più oscuro, che non è chissà quale segreto, però è qualcosa che si porta dentro ed è quello che dà profondità ai personaggi”.

E’ anche un testo che mette a nudo la verità sul rapporto di amicizia che lega queste donne?”

Sì, quello che ti dicevo credo che sia la cosa più eclatante. Le donne parlano molto tra di loro. Non sono però necessariamente pettegolezzi. Io detesto il pettegolezzo, è proprio una cosa che mi allontana, in questo sono un maschio, non sono proprio femminile, mi dà fastidio. Invece mi piace molto parlare degli altri, perché ti aiuta a capirli. A volte tra amiche si parla di un’amica, magari di qualcosa che non vuoi dirle in quel momento perché dire sempre la verità è una gran cacchiata. Non è vero che va sempre detta la verità. La verità va detta quando uno è pronto a riceverla”.

C’è anche il gusto di guardare attraverso il buco della serratura uno spazio proibito come il bagno?”

Sì, questo lo diceva proprio Gabriel Olivares, il nostro amato regista spagnolo. Diceva proprio che è come spiare dal buco della serratura queste donne in bagno. Per questo ti dicevo che non c’è seduzione. Sono fra loro e quindi fanno delle cose che ovviamente in pubblico non farebbero. Sento molti uomini in sala che ridono e si divertono molto. Capisci quali sono le risate maschili e quali quelle femminili. In genere il pubblico a teatro è per la maggior parte femminile. Però devo dire che ho sentito molti uomini divertirsi. Questo mi fa piacere perché io ho molta fiducia negli uomini, anche se a volte è mal riposta, però io continuo ad averla, anche perché sono circondata da uomini.

Ho quattro fratelli maschi e due figli maschi. Quindi li amo molto e penso che se ci spiegassero da piccoli che parliamo due lingue diverse, capiremmo che dobbiamo essere pari, non uguali”.

Una domanda inevitabile: è la prima volta che dividi il palcoscenico con tua madre Stefania Sandrelli. Come vi siete trovate a lavorare insieme?”

Molto bene. Abbiamo due modi molto diversi di lavorare. E’ buffo perché lei per certe cose ha meno esperienza di me di palcoscenico. Io sto su un palco da 20 anni e credo che sia uno dei pochi posti dove mi sento a mio agio. Io non mi sento mai a mio agio, tantomeno davanti a una telecamera. E’ difficile che io mi senta a mio agio, mi sento sempre un po’ inadeguata. E’ una cosa che mi porto dietro da sempre, da quando ero bambina. Invece in palcoscenico no, lì mi sento proprio bene. Mi sento come se fossi invincibile. Non perché mi senta potente, ma proprio perché sento che qualunque cosa accada io posso farla diventare una cosa bella. Posso tirar fuori qualcosa di bello.

Non ho paura sul palco. Invece siccome nella vita ce l’ho, credo che questo sia stato bello per mia madre. Penso che in questo senso si sia potuta appoggiare a me.

Ho letto che ha detto che io sono il suo faro, che è una cosa bellissima da sentirsi dire da una madre che è anche una collega. Mi fa molto piacere, perché io ho proprio bisogno di sentirmi in armonia e di sentirmi sostenuta in scena. Proprio perché è il posto dove mi sento bene, quindi ho bisogno che tutti stiano bene. Credo che questo le sia servito molto a entrare e a divertirsi davvero in palcoscenico, perché avendo meno esperienza di palco, ovviamente lo temi di più.

A me questo accade invece con la macchina da presa con cui lei ha una confidenza naturale e innata. La sua confidenza con la macchina da presa ce l’aveva a 15 anni. Quindi è proprio una cosa innata e un talento che io non ho. Ho imparato qualcosa, ma sicuramente non è il mio posto. Il mio posto è il teatro. Però quando io vedo delle foto o dei film in palcoscenico mi piaccio. Anche quando mi vedo brutta mi piaccio. Viceversa tutto quello che vedo di cinema o di riprese ha sempre qualcosa che non mi convince”.