FABIO BANFO, “ALFREDINO, L’ITALIA IN FONDO A UN POZZO”

La storia di Alfredino Rampi è una delle vicende più nere della cronaca italiana. Precipitato in un pozzo artesiano profondo 80 metri vicino a Vermicino il 10 giugno 1981, il piccolo Alfredino morì dopo tre giorni di agonia. Un evento mediatico vissuto in diretta da 30 milioni di persone. Ora uno spettacolo racconta la sua storia.

La videointervista all’interprete Fabio Banfo e alla regista Serena Piazza

Nato da un’idea di Fabio Banfo, che ne è anche protagonista, e Serena Piazza, che ha diretto lo spettacolo, Alfredino, l’Italia in fondo al pozzo è in scena alla sala Bausch del Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 25 giugno.

Un estratto dello spettacolo (immagini del canale Youtube “Redazione CulturaMente”)

Parlano Fabio Banfo e Serena Piazza

Quali sono gli errori più gravi commessi nella vicenda di Alfredo Rampi?

Fabio Banfo: L’errore iniziale è stata la totale mancanza di coordinamento. La madre di tutti gli errori era l’inesistenza della Protezione Civile, che è stata poi creata su un impegno preciso che aveva preso Sandro Pertini con la madre di Alfredino, Franca Rampi, proprio perché una cosa che era emersa già nei soccorsi fallimentari dopo il terremoto dell’Irpinia e il disastro del Vajont era la mancanza di un organo preposto esattamente a quello che fa oggi la Protezione Civile, cioè intervenire con mezzi adeguati e persone addestrate al salvataggio delle persone in caso di disastri. Quello è stato il problema iniziale.

Poi da lì ci sono stati una serie di errori molto gravi. Forse il più grave è stato quello di fare una trivellazione con una trivella non adeguata, una trivella a percussione che causava vibrazioni nel terreno a una distanza inadeguata al pozzo dove si trovava il bambino e quindi questo ha fatto sì che Alfredino precipitasse più giù e non fosse poi più possibile salvarlo. Questi sono gli errori principali ma ce ne sono stati tanti.

Chi furono gli eroi di Vermicino, i personaggi che cercarono cioè di salvare Alfredino in tutti i modi senza riuscirci?

Serena Piazza: In realtà di eroi ce ne sono stati tanti. Sono stati eroici i genitori, che sono stati lì presenti tutto il tempo, e sicuramente chi si è preso l’incarico di gestire le operazioni, quindi Elveno Pastorelli. Chiaramente, noi siamo molto vicini umanamente a Nando Broglio, il vigile del fuoco che ha parlato ininterrottamente con lui per giorni, cercando di infondergli coraggio. E poi Angelo Licheri, Angelo di nome e di fatto, perché ha compiuto un’impresa davvero straordinaria: si è calato senza essere uno speleologo. Nel racconto della vicenda viene spesso ricordato come lo speleologo che scese, invece no: lui era solo un uomo coraggioso e con un grande cuore che scese e stette a testa in giù per più di 40 minuti, cercando in tutti i i modi di salvarlo.

Vogliamo parlare dell’importanza della figura della madre di Alfredino, la signora Franca Rampi?

Fabio Banfo: La mamma di Alfredino è una donna straordinaria, e anche il padre. Si è sempre parlato di più della madre perché è quella che ha attivamente fatto delle cose, ci ha messo anche lei la faccia anche successivamente alla tragedia di Vermicino, ma è una famiglia di persone veramente straordinarie. La madre di Alfredino è stata anche attaccata durante quei giorni, perché noi oggi siamo abituati a parlare degli haters e dei social. Noi abbiamo una scena fatta solo con telefonate che ovviamente doppiano quello che oggi accadrebbe sui social. All’epoca si parlò del fatto che la madre aveva mangiato il gelato. Non aveva mangiato nulla e qualcuno l’ha obbligata a mangiare questa cosa. Aveva uno sguardo strano perché probabilmente qualcuno l’ha aiutata con dei farmaci per tenersi in piedi.

Anche il suo essere così salda e forte veniva visto come una mancanza di emotività in una situazione che stava sicuramente stravolgendo tutti i cuori di tutti gli italiani. Quindi qualcuno vide in lei una possibile madre assassina. Invece è una donna incredibile che ha speso il resto della sua vita per gli altri. Ha creato il centro Alfredo Rampi Onlus, un centro che si occupa di protezione civile ed educazione prima a evitare incidenti e poi a come gestire soprattutto psicologicamente, ma anche a livello di soccorso, gli incidenti nel mondo dell’infanzia. Quindi ha fatto veramente qualcosa per tutti noi, per tutti i bambini italiani. Una situazione che avrebbe distrutto chiunque e invece lei è riuscita a trasformarla in bene per gli altri.

Quest’anno cade il quarantennale della tragedia. Che cosa si può fare dopo 40 anni per non dimenticare?

Serena Piazza: Continuare a ricordarlo. Noi lo abbiamo fatto con il nostro spettacolo che in realtà è nato nel 2016, quindi ha una storia più lunga. Però sicuramente è quello che il Centro Rampi sta continuando a fare ancora adesso: tanta educazione, soprattutto per l’infanzia. Perché non c’è modo di arrivare preparati, se non preparandosi prima.

Fabio Banfo: E ricordare anche che il teatro non fa telecronaca, non è la televisione, e quindi noi a teatro facciamo un rito che sicuramente contiene momenti dolorosi e che possono anche dare delle forti emozioni al pubblico, ma noi sappiamo ricucire con la poesia quelle ferite che riapriamo, cosa che invece la televisione non ha saputo fare in quei giorni. Quindi c’è una differenza fra il rito teatrale e quello che invece fa la cronaca.

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Foto di scena del sito del Teatro Elfo Puccini