Teatro e cabaret musicale sono da sempre un binomio inscindibile. Aggiungete il racconto di Giovanni Testori La Gilda del Mac Mahon da cui è liberamente tratto lo spettacolo, e otterrete Bar Blues, in scena dall’8 al 10 ottobre al Teatro Fontana di Milano, diretto e interpretato da Federica Bognetti.
Al centro della storia troviamo la protagonista, che si muove nella Milano del dopoguerra, sempre alla continua ricerca dell’amore in un processo di costante identificazione con Rita Hayworth.
4 domande a Federica Bognetti
“Quali sono le caratteristiche principali del tuo personaggio?”
“E’ una domanda che mi interessa moltissimo, perché l’approccio che sto portando avanti sui personaggi e sui testi si collega più direttamente ai temi che agli aspetti caratteriali ed emotivi. Quindi alle tematiche che l’autore ha deciso di sviluppare ed elaborare all’interno di un’opera. In questo caso specifico non si tratta di un’opera teatrale ma di un’opera narrativa. Ho quindi deciso di agganciarmi principalmente ai temi portanti: l’amore, la vita e la felicità. Specchiandomi nei temi della storia, proprio quei temi fanno scaturire emozioni ed idee. Questo dà all’attore una grande energia. E’ come se le tematiche fossero le fondamenta di qualsiasi cosa che poi nasce.”
“Quanto viene messo in risalto in Bar Blues il contesto storico della fine della seconda guerra mondiale?”
“Emerge nella primissima parte del racconto stesso delle parole di Testori. Nello spettacolo c’è sicuramente una commistione di elementi, come l’atmosfera che riprende in modo molto libero il mondo dei café chantant. Sono presenti la musica come elemento che si fonde al testo e all’azione, e la canzone come parte fondamentale della drammaturgia.”
“Che valore aggiunto ha dato il sax di Emiliano Vernizzi presente in scena con te?”
“Nella mia passione di questi anni uno dei miei interessi come creatrice è quello di fondere i linguaggi. Ho scelto voce e sax proprio perché sono un connubio un po’ inconsueto, soprattutto a livello teatrale. Il sax è poliedrico ed è capace di adattarsi magicamente all’idea di una messinscena teatrale, non solo musicale. Oltre al sax ci sarà una pedaliera con suoni di ambiente, quindi è stato interessante vedere che generi di atmosfere si potessero creare e generare nell’ascolto reciproco della parola. Quindi ha sicuramente un valore di dialogo che noi cerchiamo di costruire in scena tra le varie parti: il corpo, la voce, il suono, la musica e la parola. E’ questo il mio sogno.”
“Quali sono le musiche che in Bar Blues fanno da colonna sonora alla vita sentimentale del personaggio e che avete scelto per lo spettacolo?”
“Dieci anni fa, quando per la prima volta ho preso contatto con questo testo, si è connessa subito una serie di atmosfere differenti. C’è un meraviglioso brano che cantava Milly, Scettico blues, che apre lo spettacolo e che ha una deriva a cavallo con la seconda guerra mondiale.
Poi, per dare un’energia aperta e vivace, c’è un pezzo che adoro: Quelle histoire di Jeanne Moreau. Poi c’è un momento legato a un assolo di Emiliano, che io apro con una piccola intro in un momento topico dello spettacolo: I put a spell on you. Dato che si parla di Rita Hayworth, è presente ovviamente Put the blame on Mame, tratto da Gilda. Infine c’è un brano classico, At last di Etta James.
All’interno del testo recitato, Emiliano Vernizzi ha creato una serie di altri mondi sonori. Parti di testo sono recitate su musica creata apposta da lui per lo spettacolo.”