“BELLA FIGURA”: L’ERRORE FATALE DI UNA NOTTE

Un uomo e una donna nel parcheggio di un ristorante fuori città. Lei, Andrea, madre single e impiegata in una farmacia, è ancora in macchina. Il suo amante, Boris, un piccolo imprenditore di verande, sta cercando di convincerla a uscire, malgrado il passo falso che ha appena commesso: farsi scappare che quel ristorante gli è stato consigliato da sua moglie.

Bella figura è in scena al Teatro Carcano di Milano dal 18 al 28 ottobre. Il testo è di Yasmina Reza e la regia di Roberto Andò. Ne sono protagonisti Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, David Sebasti e Simona Marchini.

La parola a Simona Marchini

“Vogliamo parlare del suo personaggio?”

“Il mio personaggio è quello che taglia un po’ i ritmi di questa commedia così fitta e densa. Il linguaggio della Reza scava nei personaggi, crea tensioni, scontri e incontri. Io sono una signora anziana che festeggia il compleanno con il figlio e la compagna del figlio e si inserisce una coppia anomala. Io però sto sempre per conto mio, su una nuvola, forse con un vago Alzheimer incipiente e divento un personaggio buffo, di rottura ma anche di tenerezza, dentro alla storia, ma a modo suo in una nuvola. E’ molto curiosa e credo che il pubblico si diverta, ma si intenerisca anche. Lei ogni tanto dice delle cose molto struggenti sulla vecchiaia e sulla morte, ma poi alleggerisce, perché ha uno spirito mondano, di vita e vitalità nonostante l’età, che comunque la fa essere lieve. E’ un personaggio che amo moltissimo, ci siamo impegnati molto tutti per creare un amalgama tra noi legata a un ritmo serrato. Yvonne è stata una pin-up, una donna di mondo molto vitale. Ha una parrucca grigia riccia buffissima e a modo mio lego con la ragazza più squinternata e libera interpretata da Anna Foglietta, che è l’amante del signore che incrociamo in quest’avventura di una cena che non si risolve mai. Il mio è un personaggio molto bello. E’ molto amabile, se riesco a farla come si deve. Ieri sera nel debutto a Verbania c’è stato un grande calore e un grande divertimento. Si sorride anche, non è mai una risata, ma un sorriso che viene fuori dal contesto e da altri interventi. C’è un misto di umorismo, di tenerezza e di vaghezza.”

“Perché secondo l’autrice questa non è una vera e propria storia?”

“L’autrice è una scrittrice molto sofisticata con un suo bel cinismo. Non è mai positiva né ottimista. Non chiude mai in maniera rasserenante. Però ha l’abilità straordinaria di costruire un gioco di tensione con una dialettica a volte un po’ crudele, altre volte tenera. E’ la tensione del vivere, con una tenerezza e una lucidità che non permettono un recupero di soluzioni, di vita e di vitalità. E’ una visione un po’ amara ma tecnicamente straordinaria. Credo che la sua forza sia nella scrittura, nella capacità di creare vitalità e tensione anche senza che ci sia una vera trama.”

“E’ giusto definire questo spettacolo una tragedia divertente?”

“In qualche modo sì perché il disagio che vivono i personaggi è reale e tangibile. Ognuno di loro ha qualcosa di non risolto come succede nella vita di tutti, però non concordo profondamente come struttura mentale con questa visione assolutamente catastrofica della vita, pur essendo consapevole di tutto quello che significa vivere anche in una fase così difficile del mondo, dei valori caduti e di tutto quello che sappiamo, però sempre con un margine di speranza, di voglia di cambiare le cose e di recuperare l’anima delle persone. Giustamente ciascuno di noi fa un percorso. La Reza è molto brava e molto strutturata, quindi il suo teatro è una provocazione molto forte. Credo che costringa lo spettatore a una grande attenzione, perché ogni battuta ha un senso. E’ una bellissima esperienza. 

“L’autrice è molto apprezzata da registi come Roman Polanski e scrittori come Milan Kundera. Secondo lei questo spettacolo ha un’impostazione anche cinematografica oltre che teatrale?”

“Credo di sì. Oggi mi pare una tendenza abbastanza diffusa nella scrittura quella di avere in maniera più o meno consapevole una visione d’immagine da tradurre in qualche modo. Molte volte leggiamo dei libri che sono già sceneggiature e suggerimenti. Questa potrebbe benissimo essere una sceneggiatura cinematografica, come del resto è già accaduto con “Carnage“. Sono molto felice di quest’esperienza, sia con Roberto Andò, che è una persona stupenda, che con i miei compagni di lavoro che sono tutti di grande qualità. E’ una bella cosa, una bella figura!”