“BELLISSIME”: 4 DOMANDE IN VIDEO A SYRIA

 

Canzoni intramontabili

E’ Syria con il suo spettacolo Bellissime a chiudere la rassegna Talkin’ Menotti mercoledì 28 febbraio al Teatro Menotti di  Milano. Si tratta di un viaggio musicale tra le voci femminile che hanno segnato la musica fino agli Anni Ottanta. Da Dalida a Patty Pravo, da Rita Pavone a Nada, da Antonella Ruggiero ad Anna Oxa e Loretta GoggiMa trovano spazio anche  Loredana Berté, Mia Martini, Mina e Ornella Vanoni, con un omaggio particolare a Gabriella Ferri.

Si tratta di un percorso libero dettato dal gusto personale e dalla curiosità di Syria e raccolto in forma di teatro canzone. Lo spettacolo comprende successi e brani meno conosciuti da scoprire e riscoprire. Sono generi musicali molto diversi tra loro, ironia ed intimismo.  Sul palco con lei ci sono il cantautore e musicista Tony Canto e il chitarrista Massimo Germini.

Teatro.Online ha intervistato Siria.

La parola a Syria

“Sono state cantanti che hanno contribuito alla tua formazione?”

“Assolutamente sì. Sono state artiste fondamentali per la mia crescita e per la mia visione da interprete della musica. Credo di non essermi inventata proprio niente, ma lo dico serenamente. E’ una celebrazione. è un tributo a quelle donne della musica italiana per me irresistibili che mi hanno formata. Sono tuttora dei punti di riferimento. Sono vent’anni che faccio questo mestiere e ho sempre avuto il desiderio di raccontarmi attraverso le loro canzoni. Non c’è nessuna ambizione di imitarle, anzi non mi permetterei mai. Una cosa del genere sarebbe detestabile. Ho solo voglia di ricordarle e di fare un ripasso con il mio pubblico”.

“Il teatro canzone è una forma espressiva inventata da Gaber. Che cos’ha in più rispetto ad altri generi secondo te?”

“Probabilmente le leggerezza. Il fatto di raccontarsi e di raccontare la musica e le canzoni con estrema ironia e leggerezza. Se c’è anche una profondità, è tutto più fruibile perché in mezzo ci sono le note. C’è un ritmo diverso nel raccontare e nell’esporre al pubblico certe cose.  Jannacci e Gaber lo sapevano fare bene. Non dico che questo spettacolo rientri nel teatro-canzone perché sarebbe troppo. Probabilmente è cadenzato da senso del ritmo e  leggerezza. Non ci sono monologhi. C’è una mia visione personale rispetto alle canzoni che ho imparato a conoscere”.

“Ci puoi anticipare il titolo di qualche canzone?”

“Confesso che cambio spesso la scaletta. A volte decido di partire da Nilla Pizzi, altre da Gabriella Ferri. Il repertorio è immenso e ogni tanto ho voglia di cambiare. Per esempio a Milano comincerò con Gabriella Ferri con ‘Il valzer della toppa’ e chiuderò con ‘Eulalia Torricelli’, sempre di Gabriella Ferri”

“Volevo andare a parare proprio qui. In questo spettacolo Gabriella Ferri trova un posto particolare Come mai sei così affezionata a questa figura?”

“Potrà sembrare un ovvietà, ma il suo essere di Roma ha contribuito molto. Perché la sua teatralità e la sua inquietudine mi hanno colpita. Quindi ho cercato di farla mia, di studiarla e di capire tante cose di lei, anche attraverso le sue poesie e i suoi disegni. Mi sono resa conto che avrei proprio il desiderio di portare in scena qualcosa di più importante su Gabriella Ferri. Ci sono state delle grandi artiste che hanno raccontato qualcosa di lei. Mi candido, perché la sento veramente vicina. Quando mi accosto alle sue canzoni mi lascio andare senza pensarci troppo”.