“IL BLUES DEI CENTO APPUNTI” DI GIORGIO MELAZZI

Un raffinato ed emozionante gioiello di comicità; un singolare punto d’incontro tra la profondità del teatro e l’immediatezza del cabaret. Giorgio Melazzi, con il suo personalissimo stile di interprete e di autore, tra bagliori di poesia, crude attualità e brucianti pensieri, ci porta in una dimensione onirica. Qui trovano spazio aspirazioni, politica e cuori infranti, fughe, sconfitte e il senso della vita.

Il blues dei cento appunti è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino all’8 febbraio e vede come unico autore e protagonista Giorgio Melazzi.

Intervista a Giorgio Melazzi

“In che genere si colloca il suo spettacolo? E’ più vicino al teatro o al cabaret?”

“E’ teatro, ma in alcune occasioni l’ho messo in scena anche in alcuni luoghi storici del cabaret come Zelig. Mi piaceva quel tipo di sfida e di platea che non è lo stesso del teatro, ma la mia vera natura e le storie che racconto sono teatro.”

“Che spazio trova la politica nel suo spettacolo?”

“La politica è l’arte di far rimandare le rivoluzioni e quindi si respira una rivoluzione o forse qualche cosa di nuovo che è necessario. Nel contempo si respira un’aria stantìa. La sensibilità dell’artista in genere dovrebbe rivolgersi al futuro, quindi capita spesso di prefigurare degli orizzonti dal punto di vista dei giovani. Dunque la politica è l’aria che respiriamo.”

“Quali sono gli altri argomenti che affronta nel suo monologo?”

“Il senso della vita che li comprende tutti. Poi che il senso della vita venga trovato da un individuo che viaggia e si ferma a fare la pipì in autostrada e che ogni volta si avvicina al senso della vità è il paradosso che c’è anche in molti altri pezzi dello spettacolo.”

“Quali sono i sogni e gli incubi di cui si fa interprete?”

“C’è il sogno di un militante comunista che deve andare alle celebrazioni del 25 aprile e sogna Sharon Stone; abbiamo il sogno di un interista allo stadio e l’incubo delle cascate del Niagara. Ci sono i sogni e gli incubi che generano un equilibrio. Il nostro equilibrio deve prevedere i sogni e mettere a bilancio anche gli incubi. Se si riesce a interpretare la realtà in chiave comica, il punto di osservazione è ancora più chiaro. Anche il modo di comunicare è più suggestivo ed efficace.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Francesco Malcangio per la gentile collaborazione