Una musica dal ritmo travolgente e un salto emotivo nel mondo del capro espiatorio più famoso della letteratura. Un personaggio nato da una delle penne più sagaci e intelligenti del mondo contemporaneo, Daniel Pennac.
Liberamente tratto dal romanzo dello scrittore francese, Il Blues di Malaussène arriva al Teatro Libero di Milano dal 29 novembre al 2 dicembre, con le musiche originali di Davide Carafòli e Diego Donelli. Valerio Ameli ne è il protagonista, e in scena sono altrettanto importanti le voci di Elena Casciati e Gaia Pedrazzini, oltre a una band formata da Andrea Varischi al basso, Lele Botti alla chitarra e Francesco Costa alla batteria. Troviamo inoltre Carafòli e Donelli anche al canto e alle tastiere. La parte grafica e video è di Claudio Francescato.
In questa vivace trasposizione blues, a metà tra lo spettacolo teatrale e il concerto, c’è tutta l’assurda parentela di Benjamin Malaussène: il suo amore Julie, la mamma e il resto della scombinata tribù di Belleville. È un dialogo, o meglio un monologo, intenso, in alcuni momenti divertente e a tratti commovente.
Intervista a Davide Carafòli
“Vogliamo spiegare, per i più giovani che magari non lo conoscono, chi è Benjamin Malaussène?”
E’ il protagonista di una bellissima storia scritta da Daniel Pennac su più libri: lui è il fratello maggiore della famigia Malaussène, ma per antonomasia è il capro espiatorio. Nel primo romanzo, infatti, “Il Paradiso degli Orchi“, Pennac dice che Malaussène fa il capro espiatorio di professione in un supermercato: si prende in carico, anche se non c’entra nulla, gli errori che emergono dalla vendita di prodotti difettati. I clienti arrivano, protestano e il padrone del supermercato gli dà addosso in una maniera talmente forte che il consumatore prende le difese del capro espiatorio e alla fine è quasi il padrone del supermercato a essere minacciato.
In un episodio divertentissimo, un energumeno minaccia addirittura di spaccare tutto e tutti se qualcuno tocca Malaussène! Benjamin Malaussène è inoltre il padre involontario di tutti i fratelli minori, perché nel racconto di Pennac i padri sono sempre tutti sconosciuti o non sono più all’interno della tribù Malaussène!
“Una domanda tecnica per un musicista navigato come te e una curiosità che credo avranno in molti, compreso il sottoscritto: come si fa a mettere in musica, e per di più in musica blues, un romanzo?”
“Non è facile. Io ho avuto il supporto del mio alter ego musicale, Diego Donelli, meglio noto come il tenero Gomez, che mi ha aiutato a portare la parte blues di un pensiero, un’idea o un’intuizione in note effettive. Bisogna individuare argomenti e protagonisti principali, cercando di darne narrazione e sintesi. Per esempio, quando parliamo di Julie, raccontiamo delle sue forme e dei suoi seni; quando parliamo di zio Stojil parliamo del suo essere un punto di riferimento sia per le vecchiette di Belleville che per Benjamin. Cerchiamo di dare la sintesi e di trovare la parte più poetica e in questo caso quella più blues.”
“Chi sono Les Garçons de Belleville?”
Degli scappati di casa! (risata) Sono musicisti meravigliosi, amici che mi hanno sempre accompagnato in questo progetto fantastico. Anche se, come puoi facilmente immaginare, è difficilissimo portare in scena un progetto così complesso. Perché sembra una sciocchezza, ma avere un attore fantastico sul palco, lo stupendo Valerio Ameli che narra le vicende della tribù Malaussène, sette musicisti e una persona che si occupa dei video è complesso.
Les Garçons de Belleville, nome di fantasia che ci siamo inventati, è il nucleo di questa band che ci accompagna. Nasce dalla genesi dello spettacolo nel 1999, quando Diego Donelli e io lo abbiamo scritto. Era il cuore della Back in blues band (BBB), un gruppo di musica blues and soul, che ha aperto a James Brown e Wilson Pickett. Avevano sezioni con quattro fiati e quando ci siamo immaginati “Il blues di Malaussène, nella nostra testa era molto più soul e rivolto a questo tipo di impronta.
Poi io ho ripreso tutto lo spettacolo rendendolo più blues rispetto al soul. All’interno della band ci sono ancora tutti gli straordinari musicisti che rappresentano ancora oggi la parte iniziale dello show. Poi sono arrivate anche nuovi musicisti. Io stesso facevo solo un’ospitata finale perché a chiudere lo spettacolo c’è l’armonica: adesso canto anche.
“Infine in questo spettacolo è molto importante l’aspetto video… Ci dici qualcosa di più?”
Io arrivo dal mondo della comunicazione e della multimedialità. Nella rinascita dello spettacolo ho pensato che sarebbe stato bellissimo accompagnare alla parte attoriale e musicale anche una parte video. Ho quindi deciso di appoggiarmi a un grandissimo professionista dello scratch, cioè il fumetto. Si chiama Claudio Francescato e abbiamo lavorato insieme per anni. Con lui abbiamo deciso di lasciare alla sua interpretazione il punto di vista dei vari personaggi e delle varie ambientazioni per poi animarli con i video. Claudio Francescato è stato bravissimo: ha fatto una serie di illustrazioni, alcune ad acquerello altre a tempera. Avrete modo di vedere come cambia il tratto che accompagna la musica e le parole di Valerio Ameli durante tutto lo spettacolo.
(videointervista e riprese di Andrea Simone)