L’OMAGGIO DI GIANGILBERTO MONTI A BORIS VIAN

Dal 1994 Giangilberto Monti si appassiona alle opere di Boris Vian, nato nel 1920 e morto nel 1959, traducendo e pubblicando le sue canzoni in italiano, mettendo in scena La Belle époque della Banda Bonnot su brani dell’artista francese e raccontandolo in Boris Vian, il principe delle notti di Saint-Germain-des-Prés. Da questo percorso nasce uno spettacolo, in scena al Teatro Verdi di Milano dal 14 al 17 febbraio, dove lo chansonnier Monti e il clown della parola Roberto Mercadini svelano l’incredibile vita di uno dei grandi geni del Novecento. In scena anche i musicisti Bati Bertolio e Marco Mistrangelo.

Un pezzo dello spettacolo

La parola a Giangilberto Monti

“Come prima domanda ti chiederei di spiegare ai nostri lettori chi era Boris Vian.”

“Boris Vian è stato un grande genio dell’arte parigina e francese del ‘900. E’ stato tante cose: un uomo numeroso, come dicono i francesi: un poeta, un romanziere, uno scrittore, un autore di canzoni, uno sceneggiatore, ma fondamentalmente un grande contaminatore delle arti. Tra l’altro è stato anche uno dei primi a introdurre nel jazz – a Parigi e in tutt’Europa – i gruppi misti tra neri, afroamericani e bianchi. Fu un anticipatore di tante cose ed è un personaggio che suscita curiosità, non solamente in chi è appassionato di musica.”

“Come mai morì a soli 39 anni?”

“Perché era malato da tempo, era cardiopatico. Sapeva di esserlo ed è anche per questo che visse in modo molto veloce e rapido. Aveva l’ansia di produrre qualunque cosa a tutti i costi. Ha vissuto sempre con questa spada di Damocle ed è scomparso in maniera abbastanza brusca mentre stava assistendo alla prima di un film che avrebbe raccontato il suo romanzo capolavoro, “Sputerò sulle vostre tombe”, che a quei tempi venne censurato.”

“Infatti volevo proprio parlare di questo: Sputerò sulle vostre tombe è un titolo che suona già come un oltraggio per l’epoca. Di cosa parlava il libro?”

“Era un violento giallo all’americana con cui voleva aiutare un suo amico editore a vendere i libri. Però lui scrisse in due settimane un vero e proprio capolavoro, cioè un giallo violento che andava di moda allora, con sesso, sparatorie, inseguimenti e che firmò con lo pseudonimo di Vernon Sullivan. Per anni non rivelò mai ufficialmente di essere lui l’autore, tant’è vero che poi, con lo pseudonimo di Sullivan, firmò anche altri romanzi. E’ il romanzo che l’ha seguito per tutta la vita. Poi lui divenne famoso per una canzone conosciuta non solo in Italia ma in tutto il mondo: “Il disertore”, una ballata pacifista che lui definiva profondamente a favore dei civili.”

“Che ruolo ha Roberto Mercadini?”

“Roberto Mercadini ha un ruolo fondamentale, perché oltre a essere un bravissimo attore e narratore romagnolo, che io definisco il clown della parola, è colui che racconta di fatto i passaggi principali della vita di Vian, mentre io ne canto le canzoni. E’ dal dialogo tra me e lui che riusciamo a raccontare altri pezzi della vita di Vian. Fondamentalmente è uno spettacolo di coppia e nasce dal fatto che lui, oltre a essere un appassionato dell’opera di Boris Vian, rimase affascinato dal mio primo disco che riassumeva le canzoni di Vian. Noi ci siamo conosciuti un paio di anni fa ed è uno spettacolo che abbiamo fatto altre volte, ma mai a Milano. Questo è proprio il debutto ufficiale.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Serena Agata Giannoccari per la gentile collaborazione