Rinchiusa dietro le sbarre di un carcere, Anna ricorda la sua vita: fin da quando, nei primi anni Cinquanta, era una problematica ragazzina dodicenne che si divorava le unghie costretta dalla madre a lavorare nelle bottega di famiglia. Per caso conosce un pianista che lavora in una casa chiusa e che le dà l’attenzione che merita.
Le unghie è in scena al Pacta Salone di Milano il 9 maggio. Scritto da Valentina Fratini e diretto da Francesco Branchetti, lo spettacolo vede protagonista Isabella Giannone.
Intervista a Francesco Branchetti
Di che cosa sono metafora le unghie?
Di violenza, del tempo e delle fasi della vita della nostra protagonista. Sono un filo rosso che nel suo rapportarsi con il mangiarsi le unghie rappresentano un atto di nevrosi e lo specchio di una personalità complessa e difficile. Viene raccontato il dramma interiore nel corso degli anni fino ai tragici epiloghi che contrassegnano la vita della protagonista. Le unghie sono quindi tempo, ferocia e dolore. Sono metafora di molti step emotivi di questo spettacolo.
Che tipo di percorso fa questa bambina che durante lo spettacolo diventa una donna?
E’ una bambina che ha senz’altro dei grandi traumi nella fase dell’infanzia seguiti da grandi illusioni che purtroppo diventeranno delle disillusioni drammatiche. Ne consegue la nascita di una violenza in un percorso esistenziale in cui non avrà più la possibilità di riprendere il percorso normale, se non in una via di un vortice di dolore senza fine.
Perché Anna vuole esercitare un controllo sugli altri?
Anna vuole essenzialmente esercitare un controllo sulla propria vita ed essendo gli altri un fattore ininterrotto di dolore, il suo è di conseguenza un desiderio disperato di esercitare un controllo sugli altri.
Alla fine rimane solo un’unghia, giusto?
Alla fine rimane solo il dolore di Anna simbolizzato dall’ultima unghia.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Colombo per la collaborazione
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