Per la prima volta a Milano, la compagnia indipendente Occhisulmondo porta al Teatro Litta fino al 19 novembre Un Principe, tratto dall’Amleto di William Shakespeare: uno spettacolo dal forte impatto visivo ed emotivo in cui rivive la Danimarca shakespeariana del XVI secolo. In scena troviamo atmosfere rarefatte, intrighi di corte, lotte intestine, guerre, lutti, assassini, partenze improvvise e amori disperati che conducono alla morte. Dalle antiche torri di Elsinore, capitale danese del tempo che fu, a un moderno palcoscenico, un viaggio che attraversa secoli di umanità alla riscoperta di emozioni universali.
Diretto da Massimiliano Burini, che ha anche firmato il testo, lo spettacolo vede protagonisti Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Caterina Fiocchetti, Andriy Maslonkin, Greta Oldoni, Raffaele Ottolenghi e Matteo Svolacchia.
La parola a Massimiliano Burini
“Cosa accomuna Amleto a tutti gli uomini?”
Sicuramente il fatto di interrogarsi su chi siamo e che cosa dobbiamo fare. Amleto si trova così costretto a prendere una decisione rapida, stimolata dal coraggio e dalla responsabilità.
“Ti faccio una domanda ironica: nelle note di regia, tu parli di caduta di uno Stato, marciume della società, avidità e perdita di responsabilità. Sei sicuro che lo spettacolo sia ambientato in Danimarca e non in Italia?”
(ride) E’ proprio questo il nodo dello spettacolo. Abbiamo cercato di individuare gli aspetti più contemporanei e per noi più urgenti, per poi portarli sul palco. La collocazione in Danimarca potrebbe essere spostata anche in altri Paesi dell’Europa e del mondo. Ovviamente noi, essendo italiani, rivediamo le nostre situazioni. Il lato più interessante era vedere come e quando non c’è un’attenzione generale ai problemi di un Paese troppo concentrato sul proprio ego e le proprie frustrazioni.
“Come avete gestito in questo spettacolo il famoso ‘essere o non essere’?”
Abbiamo fatto un lavoro drammaturgico sul famoso soliloquio, che ho spostato rispetto alla collocazione originale dell’opera. Ho fatto una scelta registica particolare. Se però ti rispondo scendendo più nei dettagli, rovino la sorpresa dello spettacolo e mi dispiacerebbe.
“In questo tuo lavoro è molto importante l’impatto visivo. In chiusura dell’intervista vogliamo approfondire questo aspetto?”
Noi cerchiamo sempre di “pulire” lo sguardo del pubblico da tutto quello che potrebbe distrarlo dal fuoco centrale del lavoro. Quindi l’effetto e le immagini che vengono fuori sono la sintesi del nostro percorso. Probabilmente rimangono impresse perché sono molto pulite e fanno chiarezza nello sguardo dello spettatore. Non c’è una vera e propria cura estetica. Mettiamo più in evidenza il risultato di un percorso a volte causale rispetto all’esito definitivo. Non è una cornice studiatissima: lo è il senso.