Cabaret Sacco & Vanzetti racconta la storia di Nicola e Bartolomeo, due anarchici italiani arrivati negli Stati Uniti negli anni ’10 del secolo scorso e transitati da Ellis Island, l’isola al largo di New York che per gli emigranti di allora era come Lampedusa per gli immigrati di oggi. Sacco e Vanzetti vengono accusati di omicidio e condannati a morte dopo un processo farsa nel quale più che le prove, largamente infondate, pesarono le idee politiche e l’origine italiana dei due.
Lo spettacolo è in scena al Teatro Fontana di Milano il 19 e il 20 ottobre. L’ideazione e la regia sono di Gianpiero Borgia. Ne sono protagonisti Valerio Tambone e Raffaele Braia.
Quattro domande a Gianpiero Borgia
“E’ giusto definire Sacco e Vanzetti due eroi moderni?”
“Sì. Sono due vittime e due eroi allo stesso tempo. Sono due eroi moderni per tanti aspetti. Ha senso parlare di loro come eroi della contemporaneità perché sono lo specchio di come l’Italia oggi tratta alcuni fenomeni, dalla malagiustizia alla non accoglienza dei migranti.”
“Che tipo di rapporto c’è fra loro due?”
“Loro si sono conosciuti in Messico prima dell’arresto. Poi si sono ripersi e ritrovati poco prima dell’arresto. Ovviamente sono nati sentimenti d’amicizia, ma anche una forte contraddizione tra loro rispetto a come rapportarsi alla vicenda, con un’ottica scientifica e dialetticamente impegnata da parte di Vanzetti e una visione più umanista, sentimentale e legata ai valori della vita da parte di Sacco. Però indubbiamente sono stati accomunati da un destino che li ha resi eroi loro malgrado.”
“Qual è il sogno di Sacco e Vanzetti?”
“E’ il sogno dei ragazzi eritrei che attraversano il deserto oggi e arrivano a Lampedusa. Loro partono da una remota provincia italiana all’inseguimento dell’America e del sogno americano. Era il sogno ipotetico e utopico di un futuro migliore fino all’arresto. Erano due giovani motivati da grandi ideali che volevano raggiungere un mondo fisico migliore che era l’America e quando si sono resi conto che l’America non era il mondo migliore che li aveva fatti allontanare dall’Italia, volevamo trasformarla in un posto migliore di quello che avevano effettivamente incontrato. Dall’arresto in poi Vanzetti ha un sogno di giustizia e Sacco un sogno di vita.”
“Sulla storia di Sacco e Vanzetti è stato fatto un film nel 1971 con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla. Temete in qualche modo il confronto?”
“Quella è stata un’inevitabile fonte di studio. Il film di Giuliano Montaldo è quello che rende leggendarie le due figure, perché erano state due figure molto note a ridosso degli anni del processo, negli anni ’20 e nei primi anni ’30, però poi la loro vicenda era caduta un po’ nel dimenticatoio. Il film di Montaldo del 1971 riapre la campagna fino a raggiungere la grazia nel 1977. E’ un film documentaristico basato sostanzialmente su atti processuali e atti storici giornalistici. Noi facciamo un altro tipo di lavoro. Indubbiamente, benché il nostro racconto sia pieno zeppo di verità storiche, la modalità con cui raccontiamo la storia è antitetica rispetto a quella di Montaldo, che è un regista di documentari. Noi facciamo uno spettacolo che si chiama “Cabaret Sacco & Vanzetti.”