“THE HUMAN JUKEBOX”: LA SATIRA MUSICALE DEGLI OBLIVION

Chiamarlo solo “spettacolo teatrale” sarebbe sminuente. The human jukebox è molto di più: uno show più unico che raro nel suo genere, che gli Oblivion ripropongono dal 17 al 29 marzo al Teatro Leonardo di Milano, dopo il grande successo del 2016. Qui crolla a suon di risate l’intera storia della musica italiana e internazionale. Nessun cantante, almeno tra i più famosi, sarà immune dagli strali della satira di Davide Calabrese, Graziana Borciani, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, che propongono un flusso di note e ritmi infiniti uniti a un’ironia tagliente e spietata.

Intervista a Davide Calabrese

“Cosa c’è di nuovo rispetto all’edizione del 2016?”

La novità è che la musica italiana è uscita con nuove produzioni, quindi anche noi abbiamo dovuto aggiornarci. Abbiamo messo i grandi assenti, cioè gli Amici di Maria De Filippi, Valerio Scanu, Alessandra Amoroso, Emma Marrone, Biagio Antonacci, Francesco Guccini, Gianna Nannini e Malika Ayane. C’è soprattutto un meraviglioso omaggio a tutti i cantanti della musica italiana quando si sono riuniti per il terremoto dell’Abruzzo cantando “Domani”. Noi abbiamo immaginato una catastrofe ancora maggiore che riunisse ancora più cantanti e quindi è nata “Tsunami”.

“Speriamo che non ce ne sia uno davvero! Chi sono i cantanti che amate e odiate di più?”

Quelli che il pubblico ci chiede per metterci in difficoltà: Cristina D’Avena, Wilma Goich e Fra’ Cionfoli. Li odiamo sempre perché non siamo pronti, quindi dobbiamo per forza improvvisare qualcosa cantando brani improponibili, perché se ti chiedono Gianni Drudi, c’è solo “Fiki Fiki” ed è un bel problema far ridere basandoti su una canzone che parla già di fatti comici. Quelli che amiamo di più sono quelli italiani, perché ci permettono di fare la parodia cambiando ogni parola. Quindi diventa tutto molto condiviso e divertente.

“Che ruolo ha il pubblico?”

Come al solito quello di metterci in difficoltà e di decidere la scaletta. Lo spettacolo è sempre diverso ogni sera. L’unica cosa che in tre anni non è cambiata e che gli spettatori rimangono seduti: nessuno sale sul palco, siamo in cinque e già sufficientemente egocentrici.

“E’ mai capitato che uno degli artisti bersaglio della vostra satira fosse presente in platea?”

Per fortuna no, anche se è una cosa che temiamo molto soprattutto durante le date milanesi e romane. A nessuno frega niente di noi e va benissimo così. Alcuni sono venuti a vederci, ma non erano oggetto della critica. E’ capitato che in platea ci fosse il simpaticissimo Maurizio Vandelli ma non avevamo niente sull’Equipe 84. Peccato, sarebbe stato bello! Però Stefano D’Orazio dei Pooh è talmente autoironico che ci ha aiutati mandandoci lo spartito di batteria per eseguire “Dammi solo un minuto”. Il brano si trasforma in “Dammi solo un canuto” perché parliamo del colore dei loro capelli!