Giovanni Calcagno, “Gilgamesh”

Arriva al Teatro Carcano di Milano, dal 28 febbraio al 5 marzo, Gilgamesh L’epopea di colui che tutto vide. Sul palcoscenico troviamo un trio di grandi attori di teatro formato da Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno, anche regista dello spettacolo. Attraverso di loro rivive Gilgamesh, il poema più antico della storia.

Il teaser dello spettacolo (Immagini del canale Youtube “emiliaromagnateatro”)

Intervista a Giovanni Calcagno

Che cos’è veramente Gilgamesh?

Gilgamesh è il poema più antico del mondo. Sorge ormai millenni or sono nella zona del basso Iraq, in Mesopotamia, in quello che era uno dei luoghi più evoluti del mondo in quel momento. La straordinaria forza di questo poema, andato perduto per noi occidentali per diversi secoli e poi tradotto nel 1872, è che ripropone una questione fondamentale: è la prima volta che un uomo si fa delle domande sulla propria morte e quindi sulla propria vita.

Perché questo spettacolo è la prova che il palcoscenico può essere il luogo in cui anche la Storia più antica può dialogare con il nostro presente?

Per me non è importante ciò che è nuovo, bensi lo è ciò che è vivo. All’interno di questa epopea, di questo grandissimo racconto che ha un’essenzialità e una semplicità veramente disarmanti, c’è qualcosa che può essere veramente vivo e può suscitare delle domande assai interessanti ed attuali, anche negli spettatori di una metropoli come Milano.

Che cosa può insegnare l’esperienza di Gilgamesh al nostro mondo contemporaneo?

L’esperienza di Gilgamesh è quella di un re che, assetato della necessità di lasciare ai posteri il proprio nome, si accorge che i suoi atti eroici e quelli della sua vita alla fine non contano niente. Conta forse qualcos’altro: farsi una domanda un po’ più profonda sul senso della propria esistenza. In questo senso tutti i fallimenti di Gilgamesh sono alla fine sublimati dentro una visione nuova delle cose della vita, della propria esistenza e dell’esistenza in generale.

Che tipo di impostazione hai dato sul palco a te stesso, a Vincenzo Pirrotta e a quello straordinario attore che è Luigi Lo Cascio?

Un’impostazione estremamente semplice. Noi ci dividiamo la storia nella quale confluiscono delle spinte e delle correnti diverse. Luigi Lo Cascio incarna la qualità di narrazione degli scribi; è quindi una qualità più poetica e maggiormente legata al mondo degli archeologi, degli assiriologi e dei decifratori. Vincenzo Pirrotta porta invece una narrazione più popolare, importantissima nel corso degli anni perché Gilgamesh non è solo la prima opera letteraria della Storia, ma è anche probabilmente la prima ad essere stata narrata. Insieme a questa narrazione ci sono alcune componenti estremamente importanti che fanno da collante: le composizioni video di Alessandra Pescetta che rimandano a un mondo perduto estremamente evocato; le composizioni musicali di Andrea Rocca e soprattutto, a sostenere la nostra azione drammatica c’è anche la consulenza scientifica di Luca Peyronel, un archeologo che lavora in Iraq.

  • Intervista di Andrea Simone
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  • Si ringrazia Cristiana Ferrari