Un monologo che ricolloca le donne al fianco degli uomini nella determinazione dei grandi eventi storici, che educa a raccontare la Storia fuori dagli stereotipi di genere e a mettere in discussione modelli storiografici che accettiamo per abitudine. Partendo dalla marcia su Roma, Dux Pink, in scena dal 13 al 15 ottobre al Teatro Fontana di Milano, scritto, diretto e interpretato da Ivonne Capece, ci parla di quattro grandi figure femminili del periodo fascista: Margherita Sarfatti, l’amante di Mussolini, Edda Ciano, la figlia, Claretta Petacci, la sua ultima donna, e Rachele Mussolini, la moglie del Duce.
Parla Ivonne Capece
Perché Margherita Sarfatti fu così fondamentale per il regime fascista?
Nei primi anni del regime, quelli della Marcia su Roma, lei ne fu vela e ispiratrice. I suoi contributi furono fondamentali, sia quello economico, perché finanzio profumatamente la svolta, sia quello della propaganda perché scrisse Dux, un libro famosissimo che vendette milioni di copie, diede il nome al personaggio di Mussolini e ne costruì il mito. Lei era la sua amante, oltretutto ebrea, e quando il Duce abbracciò gli orientamenti antisemiti dei nazisti, se ne allontanò.
Quali furono i motivi del tradimento commesso da Edda Ciano?
Era la figlia più amata da Mussolini, ma anche quella più ribelle e trasversale. Lei si sposò con Galeazzo Ciano, la cui famiglia era fatta di imprenditori molto potenti e inizialmente filotedeschi. Verso la fine della guerra, quando la situazione militare stava degenerando, Edda e Galeazzo pensarono di far deporre Mussolini perché Ciano potesse diventare il suo successore. La congiura di palazzo fu però scoperta, Galeazzo fu fucilato mentre consentirono a Edda di scappare. E’ una figura molto particolare perché la definirono “la madre dell’Asse”. Aveva un’adorazione per la Germania, quindi fu in qualche modo responsabile dell’avvicinamento dell’Italia verso i tedeschi. Poi però abbandonò il padre e il nazismo nel momento del fallimento. In seguito, nel dopoguerra, ebbe una relazione con un partigiano. La sua storia è molto interessante.
Che peso ebbe Claretta Petacci nelle decisioni storiche di Mussolini?
Si trovò nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E’ passata alla storia come l’ultima amante, ma in realtà fu la sua consigliera. Era antisemita e gli stette accanto nel momento più critico, quello dell’ultima fase, nel passaggio verso la Repubblica Sociale. I Petacci furono l’ultimo clan e si arricchirono moltissimo, prendendo soldi agli ebrei per creare documenti falsi e attraverso traffici illeciti grazie ai quali sistemò tutta la famiglia. Era molto impegnata nelle questioni politiche e gli uomini di regime si erano legati a lei. In più fu anche responsabile della perdita di denaro che il governo subì negli ultimi anni. Quando fu uccisa, era molto odiata dalla popolazione. Il dopoguerra ha sviluppato un’immagine di Claretta diversa, totalmente estranea alle decisioni del regime.
Perché Rachele Mussolini era così ossessionata dalle sedute spiritiche?
Lo è sempre stata. Soprattutto durante la seconda fase della dittatura, si circondò di indovini e chiromanti attraverso i quali tentava di dare suggerimenti al marito e di allontanare le sue amanti. La salma di Mussolini fu inizialmente sepolta e poi trafugata per essere nascosta per moltissimi anni. Quindi lei cominciò a organizzare sedute spiritiche per chiedere allo spettro del marito di dirle dov’era seppellito. E’ un fatto molto singolare che rientra in un atteggiamento molto diffuso attinente al recupero della spiritualità, che poi è prevalso e che ha caratterizzato la mentalità del perdono del dopoguerra.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Martina Parenti per la collaborazione
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