Andrea Roversi, al suo primo incarico come supplente di lettere, deve affrontare l’arduo compito di spiegare agli studenti vita e opere di Giacomo Leopardi. Il professore dovrà così misurarsi con una classe che, naturalmente, sarà rappresentata dagli spettatori presenti in teatro. Nasce una bizzarra ma coinvolgente lezione nella quale si mescoleranno poesie, riflessioni personali e interazioni con la platea.
A sette anni dal debutto del 2014 e forte di oltre 300 repliche, torna al Teatro Leonardo di Milano il 27 e il 28 novembre uno dei più grandi successi di Manifatture Teatrali Milanesi: Fuori Misura, scritto da Valeria Cavalli, che ha anche firmato la regia con Claudio Intropido. Unico protagonista sulla scena è Andrea Robbiano, nei panni del professor Roversi. La voce fuori campo è di Pietro De Pascalis.
A tu per tu con Valeria Cavalli
Quali sono le fonti da cui hai attinto per scrivere questo testo?
Innanzitutto ho letto tutto quello che si poteva leggere di Leopardi: le Operette morali, lo Zibaldone, le poesie e alcuni trattati. Poi ho preso una bellissima biografia su di lui scritta da Piero Citati: un libro molto particolareggiato e interessante che racconta la storia intima e letteraria di quest’autore. Inoltre mi sono basata su un altro testo, un po’ più a tematica gossip, molto leggero, che raccontava fatti a mio avviso un po’ dubbi, però molto divertenti da leggere.
Oltre alle sue opere quanto si avverte la presenza del lato psicologico, personale e caratteriale di Giacomo Leopardi? Naturalmente un aspetto condiziona reciprocamente l’altro.
Tantissimo, perché innanzitutto Leopardi ha vissuto in un contesto delle Marche estremamente bigotto, dove doveva studiare con un precettore e i fratelli. Fin da piccolo si è buttato quindi a capofitto nello studio del latino e del greco. Poi però è arrivata la malattia che ha fatto collassare le vertebre della sua spina dorsale e che ha portato allo sviluppo di una gobba sulla parte anteriore e posteriore del suo corpo. Questo ha causato una deformità della sua persona. Oltretutto era alto un metro e trentanove. La sua mente meravigliosa era fuori misura, ma lo era anche il suo corpo.
Leopardi è rimasto adolescente per tutta la vita, perché non ha potuto sviluppare il proprio lato sentimentale: non ha infatti avuto storie d’amore, se non platoniche. Era anche un uomo molto arrabbiato. Poesie come Il passero solitario e Il sabato del villaggio ci fanno percepire la sua diversità e la sua lontananza rispetto a tutti gli altri.
C’è un po’ di Giacomo Leopardi nel professor Roversi?
Fisicamente direi proprio di no, visto che Andrea Robbiano è alto un metro e novanta! Ha però una sensibilità incredibile che può farmelo assimilare a Giacomo Leopardi. Inoltre scrive poesie, quindi è una figura poetica, e possiede un grande senso dell’umorismo che contraddistingueva anche Leopardi, ma in misura minore. Quello che li accomuna di più è il lato poetico di Andrea da cui rimango sempre colpita.
Qualcuno ha definito il professor Roversi “l’insegnante che tutti vorremmo avere o aver avuto”. Sei d’accordo?
D’accordissimo, lo vorrei anch’io! Bisogna però ricordare che Andrea Roversi sta soltanto per un’ora e mezza su una cattedra che invece gli insegnanti occupano tutti i giorni. E’ il professore ideale perché ha le musiche, le luci e tutto il resto, ma quello dell’insegnante è un lavoro duro. Io ho molto rispetto per i docenti e la loro fatica. In fondo, sono anche loro un po’ attori, perché la cattedra, essendo anche leggermente rialzata, è una sorta di palcoscenico.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione
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