ROBERTO CIUFOLI E BENEDICTA BOCCOLI, “IL TEST”

Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Una domanda da un milione di dollari. Anzi da un milione di euro. Oppure soltanto centomila, ma subito e sicuri. Si apre con un bel quesito, di quelli che imbarazzano le coscienze, la nuova stagione per ridere e riflettere al Teatro Martinitt. Un test, tutt’altro che innocuo, apre un dibattito sulle aspettative della vita e sulla vita stessa. Hector e Paula, che non navigano nell’oro, vengono pungolati da un amico con un quesito… da un milione di euro.

L’intervista video a Roberto Ciufoli e Benedicta Boccoli

Il test di Jordi Vallejo è in scena fino al 17 ottobre. Lo spettacolo è diretto da Roberto Ciufoli, anche protagonista sulla scena con Benedicta Boccoli, Simone Colombari e Sarah Biacchi.

Il trailer dello spettacolo (immagini del canale Youtube “Sarah Biacchi”)

A tu per tu con il regista e protagonista Roberto Ciufoli e con Benedicta Boccoli

In che cosa un esperimento sulla natura umana finisce con lo snaturare relazioni che sembravano solide?

Roberto Ciufoli: Per rispondere un po’ come direbbe Pirandello, “nella tua vita incontrerai milioni di maschere e pochi volti” ed è un po’ questo quello che succede. Quindi si maschera quest’incontro di due coppie che vivono nei loro stereotipi in cui pensano di essere consolidati e poi basta una domanda che sembrerebbe anche tanto semplice come quella “E’ meglio l’uovo oggi o la gallina domani?”, nel nostro caso “Meglio 100.000 euro oggi o un milione fra dieci anni?” per scatenare delle dinamiche che non riguardano soltanto una coppia contro l’altra, ma ognuno dei due all’interno della coppia, perché sono proprio lì a sottolineare un atteggiamento nei confronti della vita diverso uno dall’altro. Quindi in questo modo arriva una posizione che adesso non definirei un’indagine antropologica ma comunque un’indagine umana sicuramente sì.

Quali sono le maschere e le certezze dei protagonisti destinate a cadere?

Benedicta Boccoli: La vita è piena di infinite assurdità, le quali sfacciatamente non hanno neppur bisogno di parer verosimili perché sono vere!

Quanta avidità c’è nei quattro protagonisti e quali sono i tratti distintivi del loro carattere?

Benedicta Boccoli: Si possono dire parolacce? Sono quattro stronzi!

Roberto Ciufoli: E’ vero, il bello è proprio questo, nel senso che alla fine, essendo simpatici, ognuno nel suo, nessuno dei quattro si salva dal giudizio del pubblico.

Benedicta Boccoli: C’è un colpo di scena per tutti e quattro i personaggi. Non ti aspetti che siano così.

Roberto, in questa commedia tu sei sia regista che protagonista. Quant’è faticoso ma allo stesso tempo stimolante recitare, dirigere te stesso e gli altri attori?

Roberto Ciufoli: Quello più difficile da dirigere sono proprio io! Perché quando si lavora con attori bravi, dirigere è soltanto limare qualcosa per avere un occhio esterno rispetto agli altri e poterli far collimare perfettamente. E’ facile quando il materiale è buono. Però è molto stimolante e molto interessante. Andando avanti con gli anni, ma è qualcosa che è partito molto tempo fa, a me la regia piace molto, forse ancora di più che recitare in scena, perché è bella la costruzione di un disegno. Poi essere parte di quel disegno mi dà anche una responsabilità, ancora più come attore che non come regista.

Benedicta Boccoli: Ami gli attori?

Roberto Ciufoli: Sì, da morire! Amo gli attori perché sono proprio quelli che poi devono mostrare le possibilità al regista di attuare davvero quello che è il suo disegno, nel senso che uno si può fare tante illusioni o pensare anche che si debba assolutamente realizzare quel disegno con quei particolari, poi invece magari non ne ha visti altri che altri colori possono suggerire a un attore.

Benedicta Boccoli: Almeno con me Roberto ha lavorato moltissimo sul corpo. Io sono un’ex ballerina, però, se all’inizio sinceramente ho fatto un po’ fatica, alla fine l’ho apprezzato molto, perché lavorare sul corpo a teatro avendo un’unica inquadratura ha un effetto più importante. Devo dire che da adesso in poi lavorerò molto su questa cosa.

Roberto Ciufoli: Ci facciamo poca attenzione, ma in realtà, invece, l’approccio fisico è la prima forma di comunicazione. Quindi, ancora prima di parlare, il porsi alla vista del pubblico in un modo piuttosto che in un altro, comunica immediatamente già un qualcosa che è inutile andare a rimarcare perché è stato già detto.

  • Intervista video di Andrea Simone
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  • Foto in evidenza fornite dall’ufficio stampa del Teatro Martinitt
  • Si ringrazia Federica Zanini per la collaborazione