Parla il regista Massimiliano Cividati
“Come nasce l’idea di fare uno spettacolo così originale su un elemento del nostro corpo?”
Nasce dal fatto che noi viviamo un momento di sovraesposizione della nostra immagine. Siccome la pelle è più che mai il nostro biglietto da visita verso l’esterno, oggi è il cuore di tutta una serie di tensioni che abitano le persone e che guidano l’economia. Il 95% dei soldi investiti nella ricerca riguarda proprio la pelle.
“Non solo, ma nel 2016 sono stati spesi ben 314 miliardi di dollari solo per i trattamenti anti-età. E’ un’ulteriore dato che secondo lei denota l’importanza di quest’elemento?”
Alla nostra economia servono interlocutori con un potere d’acquisto importante. Mio nonno non avrebbe mai acquistato un’automobile nuova a 70 anni. Siccome però oggi i settantenni hanno un potere d’acquisto spesso superiore a quello di un trentenne, bisogna convincere la nostra terz’età che è il momento di comprare qualcosa che soltanto trent’anni fa nessuno avrebbe mai e poi mai immaginato di comprare.
“La pelle può anche rappresentare una difesa dal mondo esterno per il nostro io?”
La pelle è al tempo stesso ciò che ci difende dal mondo esterno ma è anche una cosa che ci mette in contatto con esso. E’ una porta e come tutte le porte può essere usata per entrare o per uscire. Bisogna averne cura.
“Visto che si parla di un elemento del corpo, è un teatro fatto soprattutto di fisicità quello che portate in scena?”
No, è anche molto parlato. Partendo da studi, trattati di medicina e riflessoni socio-antropologiche, ci siamo confrontati soprattutto con la meraviglia della fisiologia. Non abbiamo trovato moltissime formule per raccontarla che non fossero in tensione verso qualcosa di più lirico, poetico e leggero. Lo spettacolo presenta una forte tensione tra parola e corpo.