Debutta al Teatro Leonardo di Milano il 22 febbraio Il clan delle divorziate, il più grande successo teatrale in Francia degli ultimi 13 anni. La regia è di Vittorio Borsari e ne sono protagoniste Jessica Polsky, Stefano Chiodaroli e Rossana Carretto.
Una convivenza forzata
Divertentissima commedia scritta da Alil Vardar, Il clan delle divorziate è la storia di tre donne, da poco divorziate e molto diverse tra loro, costrette dalle circostanze a dividere sia un appartamento che gli alti e bassi della loro nuova vita da single. La loro convivenza risulterà esplosiva. Un tema classico? Non del tutto: una delle donne è interpretata da un uomo e questo dona alla commedia un carattere unico.
Teatro.Online ha intervistato Rossana Carretto, protagonista dello spettacolo.
La parola a Rossana Carretto
“Come mai in Francia questa commedia ha avuto così tanto successo?”
“Molto probabilmente perché c’era la novità che il ruolo femminile fosse interpretato da un uomo e non come uomo travestito da donna. Quindi questo dà già uno scatto comico molto forte. Poi perché fa molto ridere. C’è comicità di situazioni, di battute e gag. Molto probabilmente c’è un bel passaparola. Parigi ha un bel bacino d’utenza teatrale. Ancora adesso la commedia è rappresentata in un teatro parigino che il sabato sera fa tre repliche, quindi è un bel successo. Penso che sia per questo”.
“Nasce un sentimento di solidarietà tra queste donne?”
“Sì, sicuramente, perché il minimo comun denominatore è il divorzio, quindi sono sulla stessa barca. Poi però, come tutte le convivenze, anche questa non è facile. Mettere insieme tre donne così diverse è complicato. La mia è una nobile milanese che segue certi canoni e certi regole. Il personaggio interpretato da Jessica Polsky è un’inglesina un po’ frivola, mentre quello di Stefano Chiodaroli è una donna che ha sofferto ed è forse la più concreta delle tre. Il loro rapporto sarà altalenante. A volte si creeranno anche delle complicità di due contro una o di una contro due. Bisogna venire a vedere la commedia per scoprire queste dinamiche”.
“Perché questa commedia rappresenta uno sguardo diverso sulla nostra realtà?”
“Non so se rappresenti uno sguardo diverso. Di sicuro rappresenta una condizione in cui molti spettatori si potranno riconoscere, perché il divorzio è vissuto da tante persone. Spesso dietro al divorzio ci sono anche situazioni drammatiche. Leggiamo sui giornali di mariti e padri divorziati che hanno difficoltà economiche perché devono mantenere la famiglia e trovarsi un’altra casa. Non sempre si ride dopo un divorzio. Invece in questa commedia prendiamo il lato più leggero e più comico”.
“I critici francesi hanno scritto che in questo spettacolo si ride una volta sola, ma è una risata che dura un’ora e mezza. E’ d’accordo?”
“Speriamo che succeda anche a noi. La frase è molto bella. Stiamo lavorando per questo. Quindi incrocio le dita. Anch’io vorrei che il pubblico milanese ridesse una volta sola ma per un’ora e mezza”.