Giorgio Colangeli, “L’uomo, la bestia e la virtù”

In questa edizione del centenario (1919-2019) di una commedia senza età, un grande Giorgio Colangeli, coadiuvato da un cast eccezionale, veste i panni del “trasparente” professor Paolino de L’uomo, la bestia e la virtù, il classico di Luigi Pirandello. Ad andare in scena è una rilettura fortemente contemporanea e concreta dell’universo pirandelliano, che intende riportare la poetica dell’autore Premio Nobel a un universo essenziale, umano, comico e tragico al tempo stesso.

L’uomo, la bestia e la virtù è in scena per la regia di Giancarlo Nicoletti al Teatro Martinitt di Milano fino all’8 maggio. Ne sono protagonisti Giorgio Colangeli, Vincenzo De Michele, Valentina Perrella, Cristina Todaro, Alessandro Giova, Alex Angelini, Alessandro Solombrino e Giacomo Costa.

Immagini del canale Youtube “AltraScena”

Intervista a Giorgio Colangeli

E’ una rilettura più contemporanea la vostra rispetto al grande classico pirandelliano?

Indubbiamente sì. Abbiamo lasciato abbastanza intatta la lingua comprese parole come “codesti” che fanno un po’ epoca. Non abbiamo né modificato né tagliato il testo più di tanto. Parlando tecnicamente dello spettacolo, il ritmo è molto contemporaneo. E’ veloce e quasi concitato. Il tempo è quello di Paolino, della sua fretta di risolvere il macigno che gli è capitato nella vita, l’ombra che rischia di far saltare tutto il suo perfetto programma di bella immagine che lui si è proposto e che cerca di realizzare. La contemporaneità dello spettacolo messa in atto dalla regia è stata quella di non fare di Paolino un ipocrita di successo, che realizza un piano e che ne riceve dei vantaggi.

Paolino è quasi una vittima di se stesso. Sente di dover apparire migliore di quello che è e questo scarto tra il suo progetto, l’immagine che vorrebbe essere e quello che realmente è, è una sorta di condanna: lo fa precipitare in una situazione di grande ansia e congestione emotiva. Questo dà allo spettacolo la forza e il ritmo. Trovo che la preoccupazione di apparire sia molto contemporanea, perché è stata aumentata e quasi gonfiata dai social. Sono arrivati anche sui giornali casi di ragazzi o ragazze che, travolti dal bisogno di apparire e umiliati dal fatto di non riuscirci, compiono anche atti estremi o si deprimono e si amareggiano.

Perché il signor Paolino non è una figura poi tanto trasparente?

A me piace vedere in Paolino qualcosa che abbiamo tutti e non un mostro di particolari problematiche. Quello del giudizio attivo e passivo è un problema che ci riguarda tutti. Quando siamo feroci nel giudicare, temiamo in maniera altrettanto drammatica il giudizio degli altri. La mancanza di trasparenza dipende proprio da questo fatto. E’ come quando ci si vergogna della propria casa o del proprio vestito. E’ il senso di inadeguatezza che ci pervade e che oggi purtroppo è alimentato dai social e dal consumo, che è una specie di nuova morale e di nuova etica a cui dobbiamo per forza allinearci. Se non siamo in grado di ottemperare a questa specie di comportamento implicito, ci sentiamo inadeguati e nascondiamo la nostra vera natura.

Perché è una vicenda paradossale e drammatica al tempo stesso?

Perché la situazione drammatica in cui Paolino si viene a trovare non è la conseguenza dell’azione degli altri: è una sua scelta. E’ quasi un suo farsi attrarre in un gorgo che gli problematizza la vita in maniera quasi insostenibile. E’ questo il paradosso: è qualche cosa che scelgo, che mi ferisce e che mi rende la vita estremamente difficile.

Quanto cinismo c’è in questa commedia?

Potrebbe esserci, ma Paolino non arriva a essere cinico, altrimenti sarebbe un uomo di successo. Il cinismo c’è quando ci si incallisce talmente tanto che non si sente più il dramma di non essere adeguati. Si sa che ci si riesce. Secondo me è invece più umano che il pubblico veda soffrire Paolino e che lo veda darsi tanto da fare per nascondere la propria inadeguatezza. Come sempre quando il teatro è liberatorio, si ride perché si vede come annaspare al posto nostro e quindi c’è l’effetto catartico.

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Federica Zanini per la collaborazione
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