Il Teatro Martinitt di Milano prende in prestito dai cugini d’Oltralpe uno spassosissimo spettacolo francese scritto da Eric Assous: “Coniugi”, in scena fino al 6 novembre. Diretto da Giancarlo Fares, vede protagonisti Felice Della Corte, Roberto D’Alessandro, Francesca Nunzi e Claudia Vismara.
Siamo di fronte a una commedia spietata ma al tempo stesso raffinata, con un focus puntato su rapporti umani costretti a sopravvivere in un’epoca complicata. Amicizie di lunga data, un’escalation di tradimenti e una vincita plurimilionaria sono gli elementi principali di un testo incalzante e pieno di ritmo, in cui lo spettro del denaro minaccia seriamente l’equilibrio di due amici e di due coppie storiche giunte forse al capolinea.

Per saperne di più, Teatro.Online ha intervistato Felice Della Corte, protagonista e produttore di “Coniugi”.
“Questa commedia di Eric Assous segue uno schema molto preciso?”
“Assolutamente sì. E lo fa nel senso della costruzione. E’ una delle pochissime commedie in cui funziona il flashback, cosa che di solito in teatro non succede. Qui invece è costruito in modo perfetto. Portando avanti e indietro lo spettatore, ha una sua forza: quella di fargli comprendere fatti che all’inizio poteva soltanto aver intuito. Tutto questo non solo fa divertire, ma dà anche un senso di partecipazione emotiva allo spettacolo”.
“Dovendo stabilire delle priorità, chi è il vero protagonista, a parte i quattro personaggi: il denaro, l’amore o l’amicizia?”
“L’essere umano, le rispondo istintivamente. Il testo di Assous è una vera forza. Perché è l’espressione di un modo di vivere estremamente contemporaneo che però si perde nel tempo. Soldi, amore e amicizia vengono tutti e tre rimessi in discussione e rivalutati. Ognuno dei tre è una componente importantissima. Alla fine il messaggio che prevale è che l’amore vale qualsiasi cosa, ma viene messo fortemente in crisi. I personaggi prendono qualcosa che dilaniano per catturarne l’essenza”.
“Di solito il pubblico ama le commedie molto nazionalpopolari. Quali sono invece le sue reazioni di fronte a una commedia così spietata e raffinata?”
“Di totale partecipazione tutte le sere! Per noi è una sorpresa. Non si ride mai sguaiatamente, ma sempre con un tono garbato e raffinato. Il pubblico dimostra di apprezzare questo testo nel modo più assoluto. Sono convinto che se la drammaturgia italiana si arricchisse di perle di questo genere, noi avremmo più spettatori a teatro”.
“Volevo andare a parare proprio qui. Le chiedo di rispondermi da produttore di questo spettacolo quale lei è. In un momento di crisi come questo, il teatro per non soccombere non può fare altro che investire, nonostante le mille difficoltà?”
“E’ inevitabile. Lo dico anche da gestore di teatri. Credo che tutti noi dovremmo fare uno sforzo e investire più oculatamente. Come? Con la scelta di testi e spettacoli che possano avvicinare ancora di più il pubblico a teatro. Il grande problema italiano è la legge sul finanziamento allo spettacolo, una vera mostruosità. Perché secondo lo Stato, per ottenere una sovvenzione, un’attività deve essere dichiarata in perdita. Voglio però lasciarvi con una nota lieta: in questo spettacolo si sono incontrati Assous, un testo straordinario e una situazione di vita assolutamente intrigante. L’effetto è che tu vieni a teatro, vedi uno spettacolo, ti diverti, ti emozioni e magari pensi anche un po’. E questa è una cosa che non fa mai male”.