“MI SONO FATTO UN FILM”: INTERVISTA A PASQUALINO CONTI

E’ una prima nazionale quella proposta dal Teatro della Cooperativa di Milano fino al 15 luglio: Mi sono fatto un film. Si tratta di un testo scritto da Salvatore Burruano, Pasqualino Conti, Ferdinando Ferdinandi e Moro Mex. L’unico protagonista sul palco è Pasqualino Conti, impegnato in un monologo con la consulenza artistica di Renato Sarti. L’artista, attore e comico surreale Pasqualino Conti, tra sogno e realtà, proiezione farsesca e affabulazione poetica, ci accompagna in un viaggio. Un viaggio che è prologo e viatico a una nuova e diversa riscoperta e immagine del sé. Un personaggio diviso tra le tante voci e e i mille doppi che vivono in lui. Un uomo in bilico tra interrogativi aperti, entusiasmi del momento e reticenze di comodo. Pasqualino è prigioniero e artefice di una fantasia di vita da mettere finalmente in scena.

La parola a Pasqualino Conti

“Perché la realtà è infinitamente più fantastica delle opere di immaginazione?”

Avendo fatto anche esperienza come pittore, credo che sia quello il punto: l’immaginazione può andare ovunque. Me lo ha insegnato la mia esperienza di artista visivo. 

“Quali sono i tanti doppi e le mille voci che vivono nel tuo personaggio?”

Sono le mie tante facce: dipingo, faccio il comico, lavoro come infermiere al Teatro alla Scala, spesso anche di notte. Tutte queste voci e queste musiche che sento echeggiano dentro di me in maniera comica. Passano tutte insieme.

“E’ uno spettacolo in cui ti fai interprete delle fragilità umane?”

Non solo delle fragilità umane, ma anche delle mie. Solo vedendo lo spettacolo si può capire quest’aspetto. E’ un viaggio come l’Odissea. Infatti il sottotitolo è “L’Odisseina”, una piccola Odissea.

“E’ possibile trovare un equilibrio tra sogno e concretezza?”

E’ obbligatorio. L’artista è come un funambolo e si deve comportare come tale, altrimenti non ce la fa e cade. Cadendo fa ridere, ma la bellezza del funambolismo mi affascina.