Parigi, 1940. Celestina è una ragazza curiosa e vivace, e nel suo quartiere tutti la conoscono come “La Giocondina”. Lei è la figlia di Vincenzo Peruggia, il ladro della Gioconda. Celestina ha visto Monna Lisa tante volte: sui libri, sui giornali, sulle cartoline che il papà distribuiva in giro, ma dal vivo proprio mai. Non riesce a pensare ad altro: deve assolutamente vedere il quadro che tanto ha significato per il suo papà. Lei però al Louvre non può metterci piede. Decide dunque di usare un vecchio stratagemma…
Così parlò Monna Lisa è in scena al Teatro della Cooperativa fino al 17 novembre. Scritto e diretto da Antonio Piccolo, presente anche in scena, vede protagoniste Stefania Ventura e Melissa di Genova.
Quattro domande ad Antonio Piccolo
“Per questo spettacolo vi siete ispirati a una storia vera?”
“In parte sì, nel senso che Celestina Peruggia è un personaggio realmente esistito ed è la figlia di Vincenzo Peruggia che ha davvero rubato la Gioconda nel 1911. Però questo è stato lo spunto. L’altro fatto storico oggettivo è l’ingresso dei nazisti a Parigi nella notte del 14 giugno 1940.”
“Quanto è surreale il dialogo tra la protagonista e Monna Lisa?”
“E’ abbastanza surreale perché c’è un’opera che parla e che si muove nello spazio. Non è l’unica, perché oltre alla Monna Lisa che prende vita, sentiamo le voci di tre opere d’arte: la Nike di Samotracia, la Venere di Milo e la Marianna, protagonista della Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix. Tutte e quattro le opere interagiscono con questa ragazzina. E’ surreale un personaggio del 1940 con il senno del 1940 che parla con una donna del 1500, quindi è basato su questo tipo di equivoci. Poi invece viene fuori un certo spessore per cui il surrealismo non è più comico né superficiale ma è uno spunto per parlare di temi importanti.”
“E’ uno spettacolo che ci può aiutare a conoscere di più il genere umano?”
“Non lo so, non ambisco a tanto. Quando scrivo mi limito a raccontare delle storie e come dicono certi scrittori, più che a scrivere ambisco a essere scritto. Mi sono inventato questa situazione un po’ surreale e poi mi sono messo in ascolto di questi personaggi, che finché sono sulla carta sono solo dei fantasmi e ho guardato cosa avrebbero fatto questi fantasmi naturalmente. Non so se si può conoscere di più il genere umano, però forse ci si può fare qualche domanda. Poi lascio le risposte a chi guarda lo spettacolo.”
“Che cosa nasce dalla contrapposizione tra lo spirito del Rinascimento e il buio dei nazionalismi?”
“A un certo punto la Monna Lisa dice chiaramente che l’epoca del Rinascimento è stata caratterizzata da guerre, lotte e sangue. Lei ne ha viste tante fin da quando era stata ritratta e poi per tutti i 500 anni in cui è stata appesa nella sua cornice. Quindi viene fuori una grande continuità dell’umanità. Il titolo Così parlò Monna Lisa richiama il Così parlò Zaratustra di Friedrich Nietzsche, quindi c’è l’idea dell’eterno ritorno delle invenzioni, del progresso e di conseguenza delle distruzioni e del regresso. Più che le contrapposizioni vengono quindi fuori le cose che si hanno in comune e che l’uomo di ogni epoca ha in comune con quelli delle altre epoche, quindi la necessità di fare e disfare ogni volta, di ricostruire perché probabilmente è impossibile impedire la distruzione.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Tatulli per il supporto professionale