Le Cosmicomiche e La boutique del mistero sono un progetto di Lorenzo Loris dedicato alla letteratura italiana dei grandi autori del Novecento. Il regista si pone così l’obiettivo di mettere in scena al Teatro Out Off di Milano fino al 27 maggio parte del mondo letterario di Italo Calvino relazionandolo a quello di Dino Buzzati. I due autori costruiscono la narrazione da un assunto fantastico: spesso i loro racconti nascono da un presupposto decisamente non realistico. Protagonisti dello spettacolo sono Paolo Bessegato e Pietro Bontempo.
La parola a Lorenzo Loris
“Come nasce l’idea di portare in scena due autori come Calvino e Buzzati?”
Nasce perché nel 2017 avevamo fatto uno spettacolo su Calvino, “Gli amori difficili“, e volevamo continuare quell’indagine su Calvino. Però non volevamo fermarci solo a lui, ma anche aggiungere un altro autore importante. Abbiamo quindi scelto Buzzati, perché siamo venuti a sapere – studiando approfonditamente gli attori – che ci sono delle grandi affinità fra loro.
“Che cos’è il fantastico in Calvino?”
Questo tema è presente in entrambi gli autori. In Calvino è una trama leggera intrecciata nel vuoto, mentre per Buzzati ha un peso e una sostanza. E’ un’àncora che Buzzati getta nel reale. Il fantastico in Calvino è sempre legato a una prospettiva evoluzionistica dell’uomo. Invece per Buzzati è un motivo che si riflette sulla psicologia umana e principalmente sul quotidiano. In entrambi gli autori questo elemento è presente ed è molto forte.
“Perché i personaggi di Buzzati sono spesso caratterizzati da un velo di tristezza?”
Non direi: è un velo di tristezza apparente quello dei personaggi di Buzzati, perché lui e Calvino hanno una vena ironica molto forte che lascia sempre spazio a un sorriso liberatorio. Sembra apparentemente che non ci sia una speranza, poi di fatto è sempre l’autore che racconta queste storie con una lieve ironia, suggerendoci sempre un sorriso liberatorio, che è un’altra nota che li accomuna.
“Quindi c’è spazio in entrambi gli autori per una vena ironica?”
Assolutamente sì. La cosa sostanziale è che Calvino negli Anni Ottanta, dopo che Buzzati era scomparso da diversi anni, scrisse una nota importantissima in cui riconosceva che tutta la prima parte della sua opera era stata influenzata da Buzzati in modo determinante. Questo ci ha spinto a mettere in scena i due autori e a trovare una relazione fra le loro storie.