Uno spettacolo tratto da un romanzo straordinario, di quelli che si incidono nell’anima e le regalano sollievo e fiducia. Una storia lieve, sussurrata nella notte. Niente urla, niente violenza, niente arroganza. Non si sgomita qui per affermare il proprio diritto ad esistere; tutto qui è in punta di piedi, delicato e mite. Un vero balsamo per chi si sente stritolato da questo mondo brutale. Addie e Louis sono avanti negli anni. Le loro vite si sono in qualche modo compiute. Eppure decidono di vivere una storia d’amore…
Lella Costa ed Elia Schilton sono i due protagonisti di Le nostre anime di notte, in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 27 novembre, con la regia di Serena Sinigaglia e l’adattamento di Emanuele Aldrovandi che ha lavorato sullo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf.
A tu per tu con Lella Costa ed Elia Schilton
Che tipo di storia d’amore vivono Addie e Louis?
Lella Costa: Credo che vivano una vera storia d’amore. La loro caratteristica anagrafica è sicuramente un dettaglio importante ma non è l’unico e forse non è neanche quello fondamentale. Sono due persone entrate in quello che ormai si usa chiamare il terzo tempo della vita e questo loro incontro è molto bizzarro e anticonvenzionale. La loro storia è quella di un incontro e di una relazione che nasce ed è entusiasmante, difficile e complicata. E’ una sfida, come credo succeda sempre con gli amori che nascono.
Elia Schilton: Certo, è proprio così. E’ un amore che si consolida piano piano attraverso il rispetto e le attenzioni verso l’altra persona.
Lella Costa: Esattamente. E’ una storia di conoscenza reciproca e di entusiasmo nel poter ascoltare e riraccontare la propria storia, che è quello che succede ogni volta che si fa un incontro nuovo e importante.
Che cosa vi ha colpiti di più in assoluto di questo romanzo di Kent Haruf, tanto da spingervi con Serena Sinigaglia a portarlo in scena?
Lella Costa: Io posso dire che mi hanno colpito la bellezza della scrittura e la precisione lieve con cui sono delineati i protagonisti, per cui ho cominciato io a volere i diritti molti anni fa e a pensare di metterlo in scena. Non so da che cosa Elia sia stato colpito in particolare…
Elia Schilton: A me la semplicità della scrittura e il fatto che le persone siano disposte a confrontarsi con il mondo che li circonda con forza. Mi ha anche colpito il fatto di non avere pudori fra di loro. Tutto questo avviene attraverso una scrittura estremamente semplice, senza virgolettati, nella quale i personaggi, quando parlano non hanno né trattini né virgolette. Insomma, quello che è tipico in un romanzo.
Lella Costa: E’ vero che è una scrittura molto semplice, ma è anche estremamente poetica. E’ altrettanto vero che loro si incontrano ed abbattono qualunque barriera, ma in realtà ci sono un immenso pudore, un grandissimo garbo e un’enorme gentilezza e protezione nei confronti di questo loro rapporto. Kent Haruf è proprio bravo! Ci è piaciuto un sacco, perché è senza rete.
Elia Schilton: Lella Costa diceva giustamente che è senza pudore, nel senso che non ha la necessità di cautelarsi e di proteggersi.
Perché il bisogno di ascolto e vicinanza è salvezza per l’uomo?
Lella Costa: Questo è libro è stato scritto molto tempo prima che si potesse solo palesare un’idea assurda come quelle del lockdown, della pandemia e delle restrizioni. Haruf ha intuito quello che noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle: che senza relazioni vere e non virtuali non si campa e che la vita non basta viverla: bisogna anche che qualcuno ce la racconti, ce la componga in racconto e che la condivida con noi. Credo che sia sostanzialmente questo.
Elia Schilton: Mi è venuta in mente una cosa, parlando di ascolto: tanti anni fa, per mia fortuna, ho scoperto che il teatro si fa con gli altri e posso dire che la vita la si vive con gli altri. Mi è venuto in mente adesso e mi piace pensare a questa similitudine.
In che modo i dettagli del testo raccontano l’universale?
Lella Costa: Proprio perché, anche se sono molto collocati – dato che tutti i romanzi di Haruf si svolgono in questa città immaginaria che si chiama Holt – sono storie assolutamente universali, perché parlano di sentimenti ma anche di piccole grettezze e meschinità, anche delicate, e di dolori della vita che però davvero sono di tutti. La grandezza di un autore che riesce a essere estremamente particolare sta nel fatto che lui ha davvero nomi, luoghi, descrizioni, paesaggi e contenitori in cui sono ambientate le sue storie. Noi però possiamo toglierli da lì e immaginarceli ovunque.
Elia Schilton: Io sono poi convinto che la vita e le persone siano nel loro dettaglio e questa è una cosa a cui credo moltissimo. Certo, non bisogna perdersi dietro al dettaglio, però, in fondo, perché non farlo?
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Cristiana Ferrari
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