Le lettere del cuore di Natalia Aspesi diventano uno spettacolo teatrale. Pubblicate sul Venerdì di Repubblica, prendono ora corpo su un palco grazie alla voce di Lella Costa, che dopo il successo a Camogli e in altre piazze, le legge davanti al pubblico al Teatro Comunale di Cervia il 14 e il 15 marzo. Un viaggio attraverso la vita sentimentale e sessuale degli italiani negli ultimi trent’anni. I tradimenti, le trasgressioni, le paure, i pregiudizi. Migliaia di storie d’amore e di passione che incredibilmente non cambiano nonostante il corso dei decenni e l’evoluzione del costume. Dalla ragazzina infatuata di un uomo tanto più grande di lei alla donna che ama essere picchiata; dalla signora che s’innamora di un sacerdote alla moglie tradita e abbandonata; dal giovane che si scopre gay al maschio orgoglioso della sua mascolinità. Tutti hanno scritto a Natalia Aspesi chiedendo un consiglio o un parere. Lo spettacolo si avvale anche delle canzoni di Ornella Vanoni come musica di sottofondo.
La parola a Lella Costa
“Che cosa emerge di più da queste lettere?”
“Emerge la straordinaria intelligenza e abilità di scrittura, ironia, saggezza e assoluta capacità di essere empatica senza mai essere retorica, senza esagerare né giudicare, di Natalia Aspesi, che è una delle penne più belle e brillanti non solo del giorrnalismo, ma anche della scrittura in Italia. E poi emerge un Paese che un po’ cambia un po’ no, emergono le questioni di cuore che vanno ben al di là dell’amore. Emerge poi forse il tema fondamentale, che è quello della solitudine, uno dei punti cruciali della nostra vita. E’ anche una solitudine politica in senso lato, il sentirsi un po’ smarriti, non avere punti di riferimento e poi vengono spesso fuori i diversi punti di vista, maschile e femminile, nei confronti della vita. Sono tanti gli aspetti che emergono”.
“Secondo te sono tutte vere o c’è anche qualcosa di inventato, o almeno un po’ romanzato?”
“A un certo punto leggo una lettera di Aldo Busi, che con la sua sapienza di scrittura, ipotizza non tanto che le lettere possano essere – come dice lui – affatturate nei contenuti, ma nella forma: perché in un Paese di semianalfabeti non è possibile che tutti quelli che scrivono a Natalia Aspesi scrivano in un italiano impeccabile e non sbaglino nemmeno un congiuntivo. Natalia lo ha invitato ad andare a vederle perché lei le conserva tutte, quelle pubblicate e quelle non pubblicate. Perché è vero che l’universo di chi scrive a ‘Il Venerdì’ di Repubblica è quello di lettori del quotidiano, che non sono di sicuro quelli della ‘Padania’ o, se mai esistesse, del mensile ‘Cuori nella tormenta’. E’ una specie di élite o di società segreta, che forse dal punto di vista dell’essere acculturati o di amore per la lingua è la parte migliore del Paese. Non credo proprio che siano inventate. L’unica scelta che lei fa è di pubblicare quelle che le sembrano scritte meglio. E poi c’è un’altra cosa in quella risposta a Busi che la Aspesi sottolinea e che io trovo straordinaria in questi anni in cui la comunicazione, il giornalismo e la televisione puntano sull’uso di qualunque cosa pur di fare scoop o di stuzzicare la parte peggiore di noi. Lei dice: ‘Non mi permetterei mai di usare le rare lettere scritte non perfettamente dai miei lettori per suscitare ilarità e magari disprezzo degli altri’. Questo è un principio etico molto forte. Lei tutela in ogni caso i suoi lettori”
“Anche tu hai un’esperienza simile alle spalle: dal 1993 al 1996 hai risposto alle lettere che arrivavano a Dire, fare, baciare…, il mensile di Smemoranda. Hai un bel ricordo?”.
“Ho un ricordo meraviglioso, è stata un’esperienza bellissima che mi ha molto coinvolta perché erano tutte lettere vere. Nella mia autopresentazione citavo come punti di riferimento della mia vita Brunella Gasperini e Natalia Aspesi. Quelle lettere erano talmente autentiche che si è creata una rete tra di loro e con me che dura tutt’ora. Ho conosciuto Ivan Scalfarotto, che al momento è un esponente di tutto rispetto e di grande spessore del nostro governo, perché mi ha scritto una lettera meravigliosa su ‘Dire, fare, baciare…’. Sono stata testimone di nozze di due ragazzi, Michele e Valentina, che adesso hanno due gemelli e che si sono conosciuti così. Capisco molto bene Natalia quando dice che le lettere sono tutte vere. La capisco anche quando dice che si fa prendere dallo struggimento e dall’affetto per queste persone, perché io ogni volta che le leggo mi commuovo. Mio marito se lo ricorda ancora, arrivavano le lettere, le leggevo soprattutto la sera e piangevo tutte le mie lacrime, non sempre, non solo, però era sempre un’esperienza molto coinvolgente. I lettori di ‘Dire, fare, baciare…’ erano tendenzialmente più giovani, quindi viaggiavano con meno zavorra, si esponevano e ti toccavano molto di più”.
“C’è stata qualche lettera che ti ha colpito più di altre?”
“Quella che ho scelto di leggere per ultima, che è meravigliosa, talmente bella che l’applauso arriva in genere alla fine della risposta. Non è detto che debba essere sempre così, ma in questo caso lo è. Sarà perché in sottofondo c’è la musica di Ornella Vanoni, che ogni tanto compare tra una sezione e l’altra delle lettere e che in quel punto canta tutta ‘La voglia di sognare’: già quello è un colpo basso per chi ha un minimo di cuore. Faccio fatica ad anticipare quella lettera perché è davvero perfetta: una signora 60enne che racconta una sua vicenda di solitudine, di un innamoramento castissimo avuto per un avvocato di grande brillantezza e piacevolezza. Lei finisce dicendo: “Mi permetto di lanciare un appello ai suoi prestanti lettori: siate gentili con le vecchie signore, con i giovanotti imbranati, con le persone che sembra non si aspettino più niente dalla vita. Ve ne saremo grati e non vi chiederemo niente di più di quello che potrete donarci”. E’ una lettera bellissima. Racconta la solitudine, ma anche la dignità e l’orgoglio, perché alla fine il bisogno di tutti è quello di relazioni. Questo Natalia lo sa e lo rappresenta veramente molto bene”.
(intervista e riprese video di Andrea Simone)