Isabella Cremonesi, “Match d’improvvisazione teatrale”

Il Match d’Improvvisazione Teatrale ® nasce nel 1977 a Montréal nel Québec, ad opera di due attori canadesi, Robert Gravel e Yvon Leduc, realizzando l’utopia di una performance teatrale completamente improvvisata.

Tale performance è stata codificata secondo un format artistico-sportivoin una scenografia da partita di hockey su ghiaccio, sport nazionale canadese, caratterizzato da due squadre di attori che si sfidano, nel corso di 90 minuti di “gioco” suddivisi in due tempi, con storie improvvisate sotto la regia di un inflessibile arbitro che detta temi e categorie.

Il Match d’Improvvisazione Teatrale è in scena il 15 ottobre al Teatro Edi Barrio’s di Milano, la cui direzione artistica è affidata a Isabella Cremonesi (nella foto).

La parola a Isabella Cremonesi

Come si coniugano sport e teatro in questo caso?

Ci sono degli attori in scena con una maglia su cui sono stampati dei numeri come avviene durante una partita sportiva. C’è un arbitro con il fischietto che dà un tema prendendo dei suggerimenti dal pubblico. Le due squadre giocano insieme. Le storie durano al massimo un quarto d’ora e alla fine di ognuna gli spettatori votano con un cartellino bicolore. C’è un punteggio e l’arbitro può decretare i falli come il fuori categoria, perché nell’improvvisazione le storie possono essere libere ma hanno un tema come Shakespeare, Pirandello e la rima.

Un altro fallo è quello della rudezza eccessiva se ci sono attori di una squadra troppo prepotenti. E’ vero che è una competizione, ma è una gara scenica, quindi il primo obiettivo è che lo spettacolo venga bene, non quello di vincere. Se succede, ben venga, ma il primo scopo è quello di creare uno spettacolo bello, gradevole e divertente per il pubblico.

In che modo interagisce la platea?

Prima di ogni gioco l’arbitro chiede una parola, una frase o una situazione agli spettatori che quindi forniranno il titolo. Il pubblico è indispensabile negli spettacoli d’improvvisazione proprio perché bisogna partire da qualcosa. Per far vedere che è tutto improvvisato, è la platea a dare l’input. Alla fine della storia vota. Il nostro è il Match d’Improvvisazione Teatrale che riprende lo schema dell’hockey su ghiaccio, perché questo spettacolo è nato in Canada dove questo è lo sport nazionale. Hanno anche lo strumento delle ciabatte che possono girare all’arbitro quando non sono d’accordo sui falli che commina e sulle sue decisioni.

C’è un tifo da stadio di solito?

Abbastanza. Il pubblico è molto partecipe. Durante la storia ride, però non va chiaramente a disturbare la scena sul palco. Ma tra una storia e l’altra in cui ci sono la mutazione e l’interazione con l’arbitro, la platea è molto attiva. E’ uno spettacolo che si nutre del pubblico.

Trovo molto bella la definizione “giocattori”. Come nasce?

Nei paesi anglofoni e francofoni, recitare si dice “jouer”, che vuol dire giocare. In questo caso è così a maggior ragione, perché non è il classico spettacolo di prosa, ma c’è di mezzo lo sport. Noi non abbiamo il testo bensì queste strutture su cui si fanno le varie improvvisazioni. E’ proprio un gioco, perché gli attori si divertono moltissimo. Quest’anno festeggio i 25 anni d’Improvvisazione e ho voglia di continuare a giocare, perché è veramente un gioco di gruppo, di intenzioni e risate comuni.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Luca Cecchelli per la collaborazione
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