Scritto da Mikhail Bulgakov nel 1925, Cuore di cane fu censurato in Russia fino al 1987, mentre in Italia fu pubblicato a metà degli anni Sessanta, assieme all’altro capolavoro dello stesso autore, Il maestro e Margherita. Il testo racconta la vicenda del cane randagio Pallino, che il professor Preobrazénskij sottopone a un curioso esperimento: gli trapianterà l’ipofisi di un essere umano.
Cuore di cane è in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano fino al 10 marzo. Adattato da Stefano Massini e diretto da Giorgio Sangati, vede protagonisti Lorenzo Demaria, Giovanni Franzoni, Sandro Lombardi, Lucia Marinsalta, Paolo Pierobon e Bruna Rossi.
Quattro domande a Giovanni Franzoni
“Perché il protagonista decide di sottoporre un cane a un intervento così curioso?”
“Credo per ambizione scientifica e personale, e per poter dimostrare all’Accademia Sovietica di Scienze che è un luminare capace di intervenire sulla natura, per formarla e migliorarla. In realtà, come vedremo, il mio personaggio, assistente del luminare e ambizioso quanto lui, dichiarerà l’errore dell’intervento scientifico. Vuole elevare la bestia ma in realtà vuole elevare se stesso. Si sente più vicino a Dio che a un uomo.”
“Come mai il libro fu censurato in Russia fino al 1987?”
“Il romanzo fu pubblicato dopo la morte dell’autore perché velatamente criticava certe dinamiche della Russia dell’epoca, anche se l’autore che ha avuto una vita veramente difficile, è stato riconosciuto solo dopo morto come tanti grandi.”
“Il regista ha definito questo romanzo di Bulgakov un fallimento della rivoluzione. Cosa intendeva dire, secondo lei?”
“Che la rivoluzione invece che elevare le persone normali non le ha aiutate a evolversi, a essere uguali e simili nel senso positivo del termine, ma le ha rese dei servi e non dei padroni della propria vita.”
“Perché, paradossalmente, la trasformazione del cane in un uomo si traduce nella sua disumanizzazione?”
“Parto sempre da una frase del mio personaggio che rimpiange l’istinto puro e innocente del cane. Quando il cane arriva tra le sgrinfie dei due scienziati, apprende imparando come fanno i bambini. Impara per imitazione e dall’imitazione dei due esseri che apparentemente si sentono alti e speciali, ma che in realtà si scopre che sono bassi quanto la bestia. Quindi il cane con l’ipofisi umana apprende, diventa umano anatomicamente, però vede i comportamenti delle persone che gli stanno intorno nella casa del professore. Diventa bestia perché dall’uomo impara la bestialità, l’essere doppio e la menzogna. L’animale non è mai doppio, l’essere umano può esserlo. Con la presenza di questa bestia i nostri personaggi diventano bestie anche loro nel senso istintivo del termine.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Edoardo Peri per la gentile collaborazione