Dopo il successo dell’autunno 2021, torna al Pacta Salone di Milano fino al 28 maggio Maria Eugenia D’Aquino nel ruolo di un’icona straordinaria della moda italiana: Elsa Schiapparelli. Il pubblico avrà quindi modo di conoscere la parabola professionale e umana di una donna indipendente e intraprendente. Una figura capace di sfidare il sistema in nome della sua creatività e delle sue intuizioni rivoluzionarie, oltre alla leggendaria rivalità con Coco Chanel che caratterizzò tutta la sua vita.
Shocking Elsa è un progetto che la stessa Maria Eugenia D’Aquino ha ideato con Ilaria Arosio e Livia Castiglioni che ha firmato la drammaturgia con la regia di Alberto Oliva. La voce fuori campo è invece di Riccardo Magherini.
Intervista a Maria Eugenia D’Aquino
E’ inevitabile, Genni, parlare di Elsa Schiaparelli senza citare l’antagonismo con Coco Chanel. Io però vorrei ribaltare il punto di vista e chiederti quale marcia in più avesse Elsa. In che cosa era più rivoluzionaria rispetto alla grande couturière francese?
Erano due stiliste completamente diverse. Avevano due visioni del tutto differenti e due modi di vedere la moda totalmente all’opposto. Non credo però che si possa dire che uno fosse meglio dell’altro. Coco Chanel ha cavalcato la grande produzione; difatti il suo è un marchio assolutamente affermato. La grande differenza sta nel fatto che Elsa, a un certo punto della propria vita, ha deciso di essere arrivata al massimo del suo afflato creativo e della sua espressione. A quel punto ha scelto di andarsene, ma non perché si sentisse sconfitta, bensì come se si trattasse di una chiusura.
Elsa non è entrata nel meccanismo produttivo, non le interessava. Lei ha mollato quando era al top, per dedicarsi a scrivere la maggior fonte che ha ispirato Livia Castiglioni, me e il regista Alberto Oliva: “Shocking life“, la sua autobiografia che è stata il punto di partenza del nostro progetto.
L’idea straordinaria che ha avuto Livia Castiglioni è stata quella di ambientare lo spettacolo in uno studio televisivo dove Elsa arriva dopo la sua dipartita dalla Terra. Si trova a essere intervistata da una persona che le ruba brandelli della sua vita.
Quanto furono per lei un’arma vincente il sarcasmo e lo humour nero che contraddistinguevano il suo carattere?
Sono sicuramente stati uno strumento per far fronte alle diverse difficoltà e situazioni complicate che la vita le ha procurato e che si è anche andata a cercare lei. Elsa ha infatti avuto un’esistenza veramente avventurosa. E’ passata attraverso due guerre e ha sposato un nobile decaduto di cui era perdutamente innamorata. Lui in realtà sperava di farsi mantenere da lei tradendola con il mondo intero, persino con Isadora Duncan. In seguito lui l’ha abbandonata con una bambina piccola affetta da poliomielite.
Dunque Elsa ne ha davvero attraversate di tutti i colori, tra cui la chiusura del suo atelier in seguito allo scoppio della guerra. Lei però non si è mai data per vinta. Quando la sua creatività non poteva esprimersi nel massimo del lusso e del fashion, ha inventato dei cappotti perché durante il conflitto bellico le donne potessero mettere le provviste nelle tasche. La sua ironia e il suo sguardo devono averla aiutata molto e questo è riportato nello spettacolo
Quante cose è stata nella sua vita Elsa Schiapparelli, oltre a essere una stilista? Mi riferisco anche al suo vissuto personale.
E’ stata moglie sfortunata e anche amante quando era giovane. Ha avuto diverse storie, sempre molto travagliate. Inoltre aveva sulle spalle gli Schiapparelli, una famiglia molto importante della cultura e dell’aristocrazia romana. Suo papà era il direttore dell’Accademia dei Lincei; suo zio, Giovanni Virginio Schiapparelli, era l’astronomo più famoso d’Italia; suo cugino un archeologo che aveva fondato il Museo Egizio di Torino. Elsa si portava dunque sulle spalle un bel fardellone! Tutto questo l’ha portata a scappare a Londra, dove ha conosciuto il suo unico marito che faceva il teosofo e dove ha fatto anche la baby sitter. La cosa bella di Elsa è che la sua creatività e la sua arte nascono anche da una serie di incontri che per lei diventano il suo motore di vita e di esplorazione. Sono le giuste evoluzioni di rapporti e amicizie che si evolvono anche sul piano creativo.
Una domanda che faccio sempre quando un lavoro teatrale viene riproposto. Se infatti c’è una ripresa, vuol dire che ha avuto successo. Quanto è cambiato, si è evoluto ed è maturato questo spettacolo?
E’ nato da un’idea ormai risalente a quasi un decennio fa suggeritami dall’astrofisica Ilaria Arosio con la quale ho costruito il progetto. Ilaria scrisse la sua tesi del Master di Comunicazione della Scienza su Elsa Schiapparelli, in quanto nipote dell’astronomo Giovanni Virginio Schiapparelli e precursora di un certo tipo di invenzione: i tessuti antesignani della Space Age, ovvero materiali molto particolari utilizzati anche per le missioni spaziali. Ilaria Arosio ha colto quest’aspetto, mi ha parlato di Elsa Schiapparelli e io ho subito detto che dovevo fare uno spettacolo su di lei.
Poi sono successe altre cose e tutto si è fermato, finché l’anno prima del Covid ho parlato con Livia Castiglioni e Alberto Oliva. A quel punto abbiamo messo mano al progetto. La gestazione è stata un po’ difficile, anche perché di mezzo c’è stata la pandemia. Shocking Elsa era però uno degli highlight del palinsesto del Comune di Milano, proprio perché diventava il simbolo di una figura molto significativa in ambito creativo, di affermazione di libertà e di superamento di stereotipi. Questa ripresa è l’ultima: adesso Elsa andrà un po’ a dormire in attesa di tornare nuovamente protagonista!
- Intervista video di Andrea Simone
- Foto di Emma Terenzio
- Si ringrazia Giulia Colombo
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