Torna uno dei più grandi successi di MTM: Cirano di Bergerac che festeggia 25 anni di repliche sold out e va in scena dal 20 al 30 ottobre al Teatro Leonardo. Corrado d’Elia ci accompagna nel grande classico di Edmond Rostand dove il coraggioso e imbattibile spadaccino pagherà con la propria morte la diversità e il rifiuto verso le condizioni sociali, l’asservimento politico e culturale e il conformismo ideologico. Oltre all’attore e regista Corrado d’Elia, lo spettacolo vede protagonisti Chiara Salvucci, Giacomo Martini, Francesco Cordella, Angelo Zampieri, Marco Brambilla, Sara Dho, Marco Rodio, Denise Ponzo, Nikolas Lucchini, Stefano Massari, Andrea Pellizzoni e Marco Possi.
La parola a Corrado d’Elia
Cirano è un sognatore. Ma è anche un visionario?
Sì, lo è per forza e in nome di questa visione e di questo sogno non esita a combattere i soprusi, le falsità e tutte quelle cose che ci rimangono attaccate durante la giornata. Invece Cirano le combatte con grande purezza e rimanendo un diamante resta, puro nel suo fare versi e nel suo amore. Questo è impossibile per Rossana che ama Cristiano.
L’anticonformismo di Cirano sta anche nella sua ribellione all’assoggettamento verso i potenti?
Certo. Nel suo dire continuamente “no, no, no, no grazie. Grazie, no!” Questa è una cosa che oggi manca nella nostra società spesso contraddistinta da una schiena molle. Non c’è la capacità di dire cosa è giusto e cosa non lo è, di avere un’idea e quindi anche un ideale da perseguire in totale libertà che ci permetta di fare le cose che ci appassionano di più.
Quanto è faticoso dal punto di vista fisico una pièce come questa?
Al termine di due ore e quaranta di uno spettacolo su un piano molto inclinato, per forza di cose hai le ginocchia e le giunture che ti fanno male. E’ come fare una partita di calcio e correre contro il Real Madrid. E’ veramente sfinente. Sai che ogni sera, con il piano inclinato e i ritmi molto serrati che abbiamo dato, con un naso che impedisce di respirare e avere le prese di fiato complete, dovrai fare un grande esercizio fisico. Lo è per i guasconi, per gli altri interpreti e ancora di più per Cirano. Dopo un po’ di tempo, ho imparato a capire esattamente quando respirare. E’ strano dirlo, perché uno pensa che durante l’interpretazione abbiamo dei respiri liberi: non è così. Cirano è una partitura e non posso mancare il respiro dopo una battuta, altrimenti vado in apnea.
Corrado, perché Cirano ti ricorda Pasolini?
Questo ricordo c’è sempre stato. Da qui nasce la dedica di 25 stagioni fa proprio a Pasolini ultimo Cirano. Pasolini grande poeta, che come Cirano fa una morte imbelle. Pasolini che si scaglia contro ogni potere. Certo, sono cose completamente diverse, però la dedica a Pasolini ultimo Cirano ci sta.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione
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