Da soli non si è cattivi mette in scena tre atti unici, tre storie, tre quadri visionari legati dal filo di rosso di relazioni amorose complicate, ironiche, in perenne crisi, in cui ogni giorno con l’altro è un massacro. Il lavoro si interroga sull’amore, sull’importanza che ha l’approvazione dell’altro per riuscire ad amare noi stessi. Dunque l’amore è visto come esercizio di potere, come unica possibilità di autolegittimazione.
Al Teatro Fontana
Da soli non si è cattivi è in scena al Teatro Fontana di Milano dal 4 al 7 aprile. Scritto da Tiziana Tomasulo e diretto da Fabiana Iacozzilli, lo spettacolo vede protagonisti Simone Barraco, Francesca Farcomeni, Francesco Meloni, Marta Meneghetti, Ramona Nardò e Francesco Zecca.
La parola a Fabiana Iacozzilli
“In che modo viene inquadrato l’amore in questo spettacolo?”
“Partendo dai testi di Tiziana Tomasulo, quello che mi interessava e che trovavo assolutamente attuale e contemporaneo era una visione dell’amore non tanto come contatto con l’altro quanto come strumento per autolegittimarsi e per cercare di dimostrare a se stessi chi si è e quanto si vale.”
“Perché i protagonisti sono incapaci di amare?”
“I protagonisti vorrebbero tanto farlo, hanno bisogno di amare l’altro per riuscire ad amare se stessi, ma in tutti e tre i testi in modi diversi si finisce per avere paura di scoprire che non siamo quello che immaginiamo di essere e di scoprirlo attraverso l’amore e l’incontro con l’altro. Per questo sono incapaci di amare.”
“I personaggi si vergognano di quello che sono?”
“Sì. Alcuni di loro ne prendono consapevolezza all’interno del testo. Soprattutto nel primo capitolo, il personaggio di Barbara si rende conto di quello che è e se ne vergogna profondamente.”
“Sono personaggi destinati alla solitudine?”
“Sì. Sono incapaci di amare e per questo sono destinati alla solitudine.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Martina Parenti per il supporto professionale