Il primo Festival di Teatro e Scienza a Milano, ScienzaInScena PENT_ATTO, inaugura il 2022 con una testimonial speciale: Maria Gaetana Agnesi, la matematica benefattrice del ‘700. L’anfitriona dello spettacolo è Maria Eugenia D’Aquino. Al bistrot culturale Aprés–coup, Maria Gaetana accoglie il 14 gennaio i propri ospiti come nel salotto settecentesco della propria casa.
L’obiettivo è parlare di scienza, teatro e musica con Massimo Mazzotti, storico della Scienza, con i matematici Carlo Toffalori e Renato Betti, il drammaturgo Riccardo Mini e il compositore Maurizio Pisati. Dal vivo ci sono le composizioni del musicista ingegnere Carlo Centemeri di Canone Inverso e il matematico Carlo Toffalori. Il fil rouge è l’algoritmo, per festeggiare i 20 anni del TeatroInMatematica.
La parola a Maria Eugenia D’Aquino
Quanto influì l’illuminismo nella formazione e nella produzione matematica di Maria Gaetana Agnesi?
Apparteneva al cattolicesimo illuminato di Pietro Verri, perché era una religiosa fervente. Il suo desiderio sarebbe stato infatti quello di ritirarsi in convento. Il padre la obbligò invece a sfoggiare intelligenza, doti e talenti nel suo famoso salotto. Il pensiero illuministico è trasversale. Possiamo definire infatti Maria Gaetana Agnesi “un satellite a parte”, un “unicum”.
Il suo obiettivo era quello di facilitare l’accesso ai giovani alle materie matematiche e scientifiche?
E’ stata la sua grande missione e rivoluzione dal punto di vista formativo. Scrisse il primo libro di Istituzioni Analitiche ad uso della gioventù italiana nella nostra lingua. Fino al settecento non esisteva niente che permettesse a un giovane di avere sotto mano la conoscenza matematica del momento. Chi voleva studiare matematica doveva girare l’Europa cercando maestri specializzati in un determinato settore. Lei riunì tutto lo scibile e pubblicò le Istituzioni Analitiche. Questa fu la sua operazione formativa più importante, oltre alla creazione del salotto di Palazzo Agnesi in via Pantano. Ho voluto ricrearlo all’Après-coup invitando un drammaturgo, un compositore e il musicista ingegnere Carlo Centemeri.
La Agnesi costruiva i propri salotti come delle drammaturgie: c’erano gli interventi degli ospiti, l’intermezzo musicale e il rinfresco. Tutto ruotava intorno a un copione che cambiava a seconda degli invitati. Era un vero simposio di cultura scientifica. Si sfidavano discipline e contenuti matematici, si dissertava delle maree, di tutte le scoperte del momento e del pensiero filosofico.
I nostri ospiti si raccoglieranno intorno a un fil rouge, l’algoritmo a 360 gradi. A tal proposito, cito le parole del matematico Carlo Toffalori : “Un approccio algoritmico alla vita aiuta a sopravvivere nelle isole deserte, favorisce i rapporti con le suocere e assicura molti altri vantaggi”. Ci sarà Massimo Mazzotti, storico e filosofo dell’università di Berkeley, che è stato il nostro mentore e ha scritto diverse pubblicazioni sull’algoritmo e la sua fenomenologia sociale, ovvero come ci governa e come stiamo diventando algoritmi noi stessi. I matematici Carlo Toffalori e Renato Betti, siccome non potranno essere presenti, hanno mandato due lettere all’illustrissima signora Maria Gaetana Agnesi, in cui raccontano i parallelismi matematici con la vita, l’algoritmo e non solo. Io le leggerò nel ruolo di Maria Gaetana.
Maurizio Pisati, noto compositore e fondatore di pactaSoundZone, farà una carrellata di esempi musicali legati all’algoritmo e alla costruzione delle musiche dello spettacolo, confrontandosi con Carlo Centemeri, un ingegnere matematico musicista di Canone Inverso, esperto della musica dell’epoca e presente alla serata con il clavicembalo, che suonerà dei pezzi musicali inediti. Pisati e Centemeri faranno insieme delle improvvisazioni su alcune costruzioni algoritmiche musicali. In particolare, Centemeri ci svelerà che, nei prodromi dell’algoritmo della musica, si improvvisavano dei giochi per inventare dei minuetti.
Il drammaturgo Riccardo Mini ci racconterà come ha esaminato teatralmente l’algoritmo. Affrontiamo l’impegno a 360 gradi con l’intento di coinvolgere il pubblico che potrà intervenire. E’ una formula di ouverture in un salotto che ci auguriamo di poter riproporre in futuro. Quindi c’è un po’ di tutto.
Presentando la figura di Maria Gaetana Agnesi, è giusto parlare di mecenatismo settecentesco?
Sicuramente. I personaggi che invitava erano però maestri e “cervelli” dell’epoca, quindi parliamo di personalità già affermate. Di certo il suo mecenatismo nei confronti dei giovani consisteva non solo nell’aver creato le Istituzioni Analitiche che dedicò a Maria Teresa d’Austria, ma anche di aver stampato la propria opera insieme allo stampatore con tutte le formule precise per essere chiarissima. Possiamo affermare senza dubbio che il suo fu un mecenatismo del pensiero.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Colombo per la collaborazione