La lotta per un mondo migliore
A volte la rassegnazione può diventare la nostra peggior nemica. Non rubateci i sogni, in scena al Teatro Martinitt dal 6 al 23 aprile, ci parla invece del coraggio e della capacità di reagire che caratterizza gli abitanti di un quartiere napoletano dove la camorra è solo sullo sfondo. Diventa però l’input per far divampare lo spirito di protesta dei cittadini capitanati da Don Angelo, un parroco che viene trasferito d’ufficio proprio nel suo luogo natale. A farla da padrone sono miseria e sotterfugi. Combattere i soprusi della delinquenza locale insieme al suo popolo diventerà per lui una missione di vita.
Scritto, diretto e interpretato da Bernardino De Bernardis, lo spettacolo vede protagonisti Luca Buongiorno, Mario De Maio, Francesca Di Meglio, Ciro Formisano, Martin Loberto, Coky Ricciolino ed Elena Verde.
Intervista a Bernardino De Bernardis
“Questa è una commedia che io defiinirei ‘socialmente utile’. Infatti parla di una tematica molto seria e di attualità invitandoci a riflettere. E’ tutto frutto della tua fantasia o parli di fatti accaduti realmente?”
L’argomento affronta il rapporto con la criminalità organizzata e la lotta contro di essa. In realtà non ci sono episodi che riguardano una mia esperienza vissuta. Però mi sono ispirato a un fatto avvenuto a Forcella, un quartiere di Napoli. Lì opera un’associazione alla quale devolveremo parte dell’incasso. Si chiama “A Voce d”e Creature” ed è gestita da don Luigi Merola. Forcella è una zona disagiata, sia socialmente sia per le infiltrazioni camorriste. Questa onlus ha l’obiettivo di recuperare i ragazzi più giovani e sottrarli alla manovalanza della criminalità organizzata. Nella commedia io interpreto proprio il ruolo di un prete. Ovviamente non racconto la storia di Don Luigi Merola. Infatti il mio personaggio ha una storia completamente diversa dal punto di vista drammmaturgico. Il riferimento sociale a cui ho attinto, però, è stato questo.
“La scelta delle musiche di Pino Daniele come colonna sonora dello spettacolo vuole essere solo un omaggio al grande cantautore scomparso all’inizio del 2015 o c’è di più?”
No, non è solo un omaggio. La grande capacità di un interprete come Pino Daniele è quella di parlare a tutti partendo da un’esperienza personale esclusivamente napoletana. Ho pensato che le sue parole e le sue sonorità potessero dare la giusta atmosfera a un’ambientazione sicuramente partenopea, ma che va a interessare dinamiche emotive e sociali riconducibili a qualsiasi area geografica italiana.
“Le tue commedie sono sempre ambientate a Napoli. Possiamo dire che sia il capoluogo campano il vero protagonista dei tuoi spettacoli?”
Essendo napoletano, mi sento più a mio agio a scrivere con ritmi e colori a me più vicini. Non ho però l’ambizione di voler dare un taglio campanilistico, ma quella di affrontare tematiche che possiamo trovare in qualunque altra situazione che non sia esclusivamente quella campana.
“Perché tutti possiamo essere vincitori senza essere eroi?”
Perché i personaggi della commedia hanno tutti una serie di difetti fisici, emotivi e psicologici. Quindi partiamo da una situazione di precarietà che è il riflesso di un disagio sociale. In quella precarietà si intravedono però un barlume e una sorgente di riscatto. Anche se un fatto drammatico come l’uccisione di una persona è sempre incombente, dietro a un evento apparentemente di sconfitta c’è sempre un punto di partenza verso il riscatto. Infatti una frase all’interno della commedia dice: “La forza può passare attraverso la debolezza. Solo l’amore, però, può passare attraverso l’amore”.