E’ assessore alla Cultura del Comune di Milano dal 2013. Filippo del Corno nasce come musicista, ma comincia la sua carriera di amministratore locale nella giunta di Giuliano Pisapia. Nel 2016 il nuovo sindaco Giuseppe Sala lo conferma nel suo ruolo e fin dalla sua prima nomina Del Corno si è sempre battuto per il sostegno economico ai teatri della città.
Lo abbiamo intervistato per chiedergli un punto di vista sulla situazione attuale del teatro e su quella futura, messa a dura prova dall’emergenza Coronavirus degli ultimi due mesi.
“Assessore Del Corno, Milano ha 45 teatri. Ognuno di loro è diverso e ha esigenze differenti. Che interventi prevedete in seguito all’emergenza causata dal Covid-19?”
“Al momento stiamo lavorando per garantire la continuità della relazione tra pubblica amministrazione e teatri. Siamo soci con il Piccolo Teatro e il Teatro alla Scala e siamo legati ad altri da un rapporto di convenzione. Altri ancora partecipano ai nostri avvisi pubblici per quanto riguarda le nostre forme di contribuzione e sostegno. Ci rendiamo conto dell’assoluto stato di eccezionalità che il mondo del teatro sta vivendo, quindi supporteremo l’esistenza di questi teatri indipendentemente dalla loro capacità di produrre, in questo momento assolutamente preclusa.
“In che modo supporterete i teatri?”
“Lavoriamo per garantire la stessa modalità contributiva degli anni passati“.
“E’ una questione solo economica?”
“La questione economica è cruciale in questo momento. Per quanto riguarda la ripresa delle attività, metteremo a disposizione tutta la nostra capacità di comunicazione e di sostegno diretto alle attività teatrali della città“.
“Quali sono i teatri milanesi che hanno avuto più danni per la chiusura forzata?”
“Tutti, perché la chiusura forzata è una saracinesca che si è abbattuta su tutti i soggetti. Chiaramente i più fragili sono quelli che soffrono di più e sono i più esposti, perché quelli più grandi hanno altri strumenti di natura assistenziale da mettere in campo in questo momento. Però è difficile stabilire una gerarchia: tutti i teatri soffrono del fatto di non poter più mettere in scena rappresentazioni e di non avere più un rapporto con il pubblico, che è la componente determinante di qualsiasi azione teatrale.”
“Il Covid-19 rischia di dare al mondo della cultura il colpo di grazia?”
“Il comparto culturale vive situazioni molto differenziate, ramificate e articolate a seconda dei settori e dei contesti. Il settore culturale milanese stava attraversando una fase di grande salute, sia dal punto di vista produttivo che da quello economico. Rappresentava una quota importante del pil cittadino; dava lavoro al 10% dei cittadini occupati, quindi è uno dei settori in maggiore sviluppo.
Questa crisi ha avuto la funzione di svelare la fragilità sistemica del settore culturale, che non era in crisi. Tale aspetto deriva dal fatto che non è mai stato considerato né dal punto di vista giuridico né operativo un asse di sviluppo economico cruciale come invece avviene in altri Paesi. Il futuro ci attribuisce la possibilità di costruire finalmente un sistema per il settore culturale in termini di tutela dei lavoratori, di equilibrio tra investimento pubblico e privato e di pianificazione strategica degli interventi che vengono fatti“.
Oltre agli spettacoli in streaming, sono previste altre iniziative previste per tenere viva la passione per il teatro dei milanesi?”
“La città di Milano ha sempre frequentato moltissimo i propri teatri e ha un’offerta straordinaria, molto ricca e articolata. I teatri stanno rispondendo alle difficoltà mantenendo un presidio di funzione pubblica attraverso lo streaming. Stanno facendo capire che la funzione di un teatro è quella di offrire alla città momenti di riflessione, approfondimento e svago basati sul principio di una funzione pubblica. L’attività in streaming non può essere considerata una sostituzione. E’ un fatto eccezionale, derivante dal fatto che non c’è altro modo di vedere gli spettacoli, se non quello delle piattaforme. Speriamo però che questo momento passi in fretta”.

Problemi e soluzioni
“Cosa pensa di quello che ha fatto finora il Governo per il teatro?”
“Penso che la politica vada valutata sulla base delle azioni, non delle dichiarazioni. Con 130 milioni di euro di finanziamento straordinario stanziati nel primo decreto “Cura Italia” emanato dal governo il ministro Franceschini ha fatto un’azione immediata e costruita in modo molto efficace. In quel decreto c’è una serie di risorse sicuramente ancora insufficienti, ma molto importanti, stanziate dal Ministero delle Attività culturali a favore del mondo dello spettacolo.
Io chiederei a tutti noi di non inseguire più le dichiarazioni che spesso lasciano il tempo che trovano, ma di valutare i politici sulle azioni. Il primo decreto attuativo firmato lunedì permette di stanziare entro giugno 20 milioni per i soggetti di produzione teatrale esclusi dal perimetro del Fondo unico per lo spettacolo. Questo significa un’attenzione ai territori e ai soggetti più fragili. Sulla base delle azioni credo che il ministro stia agendo con grande attenzione, presenza ed efficacia. Se a dichirazioni giuste seguono azioni sbagliate. è un disastro.
Abbiamo già insistito perché nella norma attuativa del decreto Cura Italia il ministero del Lavoro includesse i lavoratori e le lavoratrici intermittenti nella misura del sostegno al reddito dei 600 euro. Siamo riusciti a ottenere questo risultato molto importante in una fase così drammatica“.
“Il Comune di Milano ha poteri più limitati rispetto al governo, ma può comunque contribuire a salvare la situazione dei teatri?“
“Il Comune di Milano ha il perimetro di competenze delimitato dalle norme, dalla giurisdizione e dagli enti locali. La critica che va fatta al governo è che tutti i comuni italiani hanno azzerato le loro entrate, perché i bilanci dei comuni sono tenuti in piedi dalle imposte di soggiorno, da quelle di occupazione sul suolo pubblico e dalla pubblicità. Quando va bene contribuiscono i dividendi delle municipalizzate. Non esiste più alcuna forma di turismo per colpa dello stop dei viaggi aerei.
Sul suolo pubblico delle città non si svolge più alcun tipo di attività né commerciale né ricreativa né ludica. Per non parlare della pubblicità, perché oggi nessuno si mette a farla, men che meno sugli spazi cittadini deserti. Le partecipate del Comune di Milano, che sono un fiore all’occhiello della nostra capacità di funzionamento e una fonte di sostegno diretto dei bilanci, sono in ginocchio. Il punto è che in questo momento il governo dovrebbe sostenere gli enti locali, trasferendogli le risorse correnti e assicurando maggiore flessibilità. I comuni devono giocare in prima linea per la salute e il benessere dei cittadini, quindi devono essere aiutati, perché le loro fonti di entrata sono crollate“.
“Come vede la ripresa della stagione il prossimo autunno?”
“Con grande fiducia. Questi giorni di privazione del teatro hanno dimostrato che la musica, lo spettacolo e la prosa teatrale costituiscono una dimensione insostituibile. Il Comune accompagnerà il più possibile tutti i soggetti teatrali a capire quali sono le applicazioni concrete dei protocolli che possono permettere ai lavoratori e al pubblico di tornare a teatro in sicurezza. Tutti noi soffriamo per l’assenza insostenibile della musica negli Auditorium e degli spettacoli teatrali. Non può esistere società contemporanea senza musica né teatro. Una città che non ha teatri né auditorium concertistici né club musicali funzionanti non è più una comunità”.