Arturo Di Tullio & Stefania Santececca, “Xanax”

Daniele e Laura sono due colleghi che si conoscono solo di vista, un Venerdì tardo pomeriggio, al termine della giornata lavorativa, rimangono accidentalmente bloccati nell’ascensore della società dopo che tutto il personale di servizio se n’è già andato. Dovranno rimanerci, quindi, fino al lunedì mattina.

Xanax, di Angelo Longoni, è in scena ad Alta Luce Teatro il 24 e il 25 novembre. Lo spettacolo è adattato e diretto da Arturo Di Tullio, che ne è anche protagonista con Stefania Santececca.

Intervista ad Arturo Di Tullio e Stefania Santececca

Galeotto fu l’ascensore?

Arturo Di Tullio: Sì. E’ una situazione un po’ strana. Ci è piaciuta l’idea di provare a vivere una pièce che ha tante alzate emotive all’interno di uno spazio così costrittivo e claustrofobico. Normalmente sulla scena si ha sempre tutto lo spazio teatrale che dà un respiro. Qui siamo chiusi all’interno e sono chiusi anche tanti pensieri perché si incontrano due persone che non si conoscono così bene e che lavorano negli uffici di questa società e rimangono accidentalmente chiusi. L’idea bella, dove ho spinto anche un po’ registicamente, sono tutte quelle fragilità delle persone che si trovano a dover convivere in uno spazio per 56 ore e dove cadono le maschere.

Che cosa comporta il passare delle ore per i due protagonisti?

Arturo Di Tullio: Tanti cambi emotivi. E’ stata questa l’idea sulla quale abbiamo lavorato, nel senso che all’interno c’è questa transizione temporale che ci porta a dei cambiamenti, a degli avvicinamenti, a delle paure e anche alla necessità di cercare di non mostrare agli altri tutte queste fragilità che ognuno di noi ha e che a un certo punto vengono abbandonate. Sono maschere che cadono.

E’ un evento che li costringerà a fermarsi per riflettere, per ricordare e ascoltarsi?

Stefania Santececca: Sì. Questa è una situazione claustrofobica, di emergenza, quasi di sopravvivenza, dato che faranno molta fatica a rimanere chiusi lì dentro per tanto tempo con tutte le necessità anche corporali che hanno. Sono quindi messi a dura prova e cadranno delle maschere involontariamente, non saranno proprio in grado di tenerle su. Diventa quindi un’occasione per riflettere sulla loro vita. E’ stato un momento di pausa. Laura, la protagonista, dice che a lei non è mai successo un contrattempo nella vita, quindi in quel momento si immagina di cambiare per sempre il corso della propria esistenza o comunque il modo di vederla.

In che modo emergeranno le loro più nascoste debolezze?

Arturo Di Tullio: Secondo me dalla paura. Non sanno che cosa gli accadrà, se andranno realmente a prenderli e iniziano a chiedersi cosa potrebbe succedere se rimangono ancora lì dentro. Sono due persone con una fragilità emotiva molto forte, tanto da essere soggette all’uso di sostanze psicotrope. Lo scopriranno pian piano perché fare uso di questo tipo di sostanze è considerata una vergogna nella nostra società. Esce pian piano, ma è una necessità anche quella. Questa paura li porta a non sapere che cosa succederà in quel tempo, quindi le emozioni prendono il sopravvento.

Stefania Santececca: Perdono il controllo sulla loro vita, che di solito grazie agli psicofarmaci e all’organizzazione della quotidianità, riescono a tenere. Quindi esce la verità.

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Arturo Di Tullio
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