La storia delle battaglie contro i mulini a vento e delle gloriose gesta contraddistinte dalla lucida follia arriva a Milano: Don Chisciotte è in scena al Teatro Manzoni fino al 30 gennaio.
Dopo la Bibbia e il Corano, Don Chisciotte è il terzo libro più letto ed è stato tradotto in 35 lingue. Al centro della sua storia c’è la follia della volontà e degli ideali animati da una profonda convinzione. Don Chisciotte non è pazzo, vuole esserlo, perché desidera scardinare la realtà trasfigurandola.
Con l’adattamento di Francesco Niccolini, liberamente ispirato al romanzo dello scrittore spagnolo cinquecentesco Miguel De Cervantes, lo spettacolo vede protagonista Alessio Boni, che ha anche firmato la regia e la drammaturgia con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, a sua volta in scena. Nel ruolo di Sancho Panza, c’è un volto noto del cinema, ma soprattutto una donna: Serra Yilmaz. Completano il cast Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico e Biagio Iacovelli nella parte di Ronzinante.
Parlano i protagonisti
Perché quelli della lucida follia sono gli atti più eroici?
Alessio Boni: “Perché partono dall’immaginifico e dall’incoscienza che avevamo da bambini. In una frase Don Chisciotte dice a Sancho Panza: “Ricordati che fra tutte le virtù la più importante è il coraggio, in particolare quello di cui non si parla mai: essere fedeli ai propri sogni, soprattutto quelli di giovinezza”. Perché noi nasciamo con un immaginifico immenso: c’è chi vorrebbe fare l’escursionista, l’astronauta, il ballerino o il poeta.
Poi la nostra piccola borghesia ci porta in determinati canali professionali: chi ha il padre avvocato deve seguire le sue orme, chi ha il nonno notaio deve avere uno studio notarile. I nostri sogni esistono sempre, ma sono come una corda atrofizzata. Lo scopo del nostro spettacolo è stuzzicare quella corda e far ripartire l’immaginazione. La nostra è una sorta di fiaba per adulti con una metafora molto forte, perché Don Chisciotte andrà sempre dritto come un volo di freccia contro i mulini a vento, contro tutto e tutti. Non mollerà mai perché ci crede e questo fa la differenza”.
Anche per glorificare ogni sua impresa quotidiana e quindi anche le nostre?
Alessio Boni: Assolutamente sì. Per me Don Chisciotte è una signora sola con due figli; oppure è un insegnante. Ilaria Cucchi e Greta Thunberg sono un esempio di donchisciottismo lampante. Ne posso citare a migliaia. Siamo noi a non vederli, perché siamo completamente fagocitati e obnubilati dal potere, in balia di chi ha più soldi di noi. Questo ci fa perdere altre ricchezze importanti perché siamo sempre orientati a guadagnare. Invece bisogna dare spazio ai sentimenti perché creano la nostra dimensione. In una sua bellissima frase, Fernando Pessoa, un poeta che amo molto, dice: “Non esistono ricchi e poveri, ma adattati e disadattati.”
E’ l’equilibrio tra pazzia e normalità a rendere immortale Don Chisciotte?
Credo proprio di sì. L’espressione “lucida follia” è un ossimoro nato con lui e lo ha fatto diventare famoso. Don Chisciotte e Sancho Panza sono come Stanlio e Ollio: sono universali perché hanno vinto grazie alla loro lucida follia e non mollano. La storia e l’umanità si ripetono e rimangono sempre le stesse.”
Ci sono altri personaggi che annoverereste nell’Olimpo degli immortali?
Alessio Boni sorride e indica Serra Yilmaz, che a sua volta risponde: “Sono tantissimi. Per esempio l’imperatore Adriano, per me da sempre oggetto di ammirazione”.
Alessio Boni: Tra gli industriali, Olivetti ha fatto un grandissimo passaggio perché ha costituito una forma di pensiero altissima nei confronti degli operai. Il capitano Achab di Moby Dick è un altro esempio di personaggio che ha lottato per i propri ideali finché non è stato fagocitato dal mare con tutti i suoi marinai. Però non ha mai mollato perché voleva prendere la balena bianca.
Serra Yilmaz: “Anche Medici senza frontiere.”
Alessio Boni: Oppure Gino Strada. Studieremo il suo esempio nel futuro. Lo stesso discorso vale per Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, che nei primi del Novecento costituì in barba a tutti questa congregazione quando le donne non potevano né studiare né accedere alle università.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Manola Sansalone per la collaborazione
- Foto di Lucia De Luise
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