“DON CHISCIOTTE”: LA MANCHA IDEALE DI CORRADO D’ELIA

E’ un omaggio a tutti i sognatori quello che Corrado d’Elia porta in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 2 dicembre. Un Don Chisciotte che torna a Milano a grande richiesta, dopo un grande successo: Jovanotti ha infatti aperto tutti i suoi concerti con il testo di Corrado d’Elia letto da Miguel Bosé. A bordo di un elicottero, l’attore e regista porterà gli spettatori in un luogo assolutamente inaspettato, tra carte geografiche, occhialoni, fogli sparsi e libri d’avventura.

Parla Corrado d’Elia

“La tua Mancha ideale è molto diversa da quella di Don Chisciotte. E’ davvero solo un’utopia o potrebbe esistere realmente?”

“Noi siamo proprio partiti alla ricerca di una Mancha in Italia e di un luogo che ci potesse accogliere: un posto ampio, selvaggio, dove perdersi davvero, non soltanto nelle campagne, ma anche nei nostri pensieri. In un primo momento abbiamo pensato alla Basilicata, ma è un po’ troppo lontana. Abbiamo trovato il nostro luogo a Rubiera, vicino a Reggia Emilia e sopra Modena, dove c’è una corte ospitale, un posto meraviglioso dove si fa teatro. Intorno però non c’è assolutamente nulla, solo campi. Quindi ci siamo trasferiti lì per scrivere. Eravamo solo io e Luca, il mio assistente. Alla fine siamo diventati noi due Don Chisciotte e Sancho Panza, c’eravamo solo noi!”

“Don Chisciotte è una figura eroica e leggendaria: non si fermava nemmeno davanti ai mulini a vento. E’ un eroe anche il tuo?”

“E’ un eroe, ma particolare. Lo facciamo diventare tale. In realtà lui è semplicemente uno che vede una dimensione diversa dalla nostra, irreale, ma utopica. Questo ci serve a far capire quanto sia importante nel nostro tempo la dimensione del sogno. Noi cerchiamo di raccontare la bellezza delle cose imperfette e temporanee in un’epoca che invece celebra tutto ciò che è preciso e perfetto. Se però pensiamo alle cose finite troppo presto o alle grandi opere incompiute, come la Sagrada Familia, o a Schubert, a Mozart, a Marilyn Monroe che è morta troppo presto, ci rendiamo conto che non bisogna essere perfetti per raccontare la bellezza. Soprattutto lo facciamo oggi in un tempo che è terribile: ha il culto di una bellezza brutta.”

“Tu sei un eclettico: passi da Goldoni a Shakespeare senza battere ciglio. Cosa ti ha colpito di Cervantes, che di Shakespeare è un contemporaneo?”

“In parte proprio il fatto di aver ritrovato alcuni temi che mi permettono di entrare con il mio teatro, che è un teatro poetico. Non dimentichiamoci che “Don Chisciotte” è uno dei libri più letti al mondo. Contiene non solo elementi di grande avventura, ma anche picareschi. Questo ci ha permesso di creare qualcosa di diverso: uno spettacolo più indefinito rispetto al solito, però di grande slancio e di grande emozione. E’ uno dei temi che mi stanno molto a cuore.”

“Perché questo spettacolo è un omaggio a tutti i sognatori, a tutti gli illusi e a quelli che parlano al vento?”

“Proprio perché oggi si sogna poco, ma il sogno è una ricchezza. Perché il mondo tende a non sognare più ma a condividere. Il sogno può essere personale, ma è ancora più bello se è condiviso e costruito con altri: compagni di vita o persone incontrate via via. Il sogno più bello è quello da condividere.”

(intervista video di Andrea Simone)